Il nuovo taglio dell’Irpef se non ora, quando? Serve per sostenere i consumi con il Pil che rallenta

La crescita del Pil si è fermata e per rianimarla serve più che mai sostenere la domanda interne con un nuovo taglio dell'Irpef.
1
19 ore fa
2 minuti di lettura
Taglio Irpef per rilanciare i consumi
Taglio Irpef per rilanciare i consumi © Licenza Creative Commons

La crescita dell’economia italiana si è fermata nel terzo trimestre. Il Pil ha segnato un +0,4% tendenziale, rimanendo invariato rispetto ai tre mesi precedenti. Secondo l’Istat, la crescita acquisita per i primi nove mesi dell’anno è dello 0,4%, ben al di sotto dell’1% stimato dal governo per l’intero 2024. E recuperare tale gap negli ultimi tre mesi appare impossibile. Ora più che mai, quindi, un nuovo taglio dell’Irpef può servire per rianimare la domanda e cercare per tale via di rilanciare la crescita per il 2025.

Rischi per crescita italiana

Ad agosto le esportazioni nette italiane sono risultate in calo su base annua. Un segnale di allarme, dato che la ripresa della bilancia commerciale lo scorso anno ci consentì di superare la crisi esplosa l’anno prima con il boom dei costi energetici. Il saldo nei primi nove mesi resta molto positivo: +37,4 miliardi di euro contro i +17,84 miliardi dello stesso periodo del 2023. Ma questo è il passato. La congiuntura internazionale è tutt’altro che solida e se dall’estero non comprano i nostri prodotti, la nostra crescita ne risentirà.

La legge di Bilancio per il 2025 ha reso definitivo il taglio dell’Irpef varato a partire da quest’anno e che si è tradotto nell’accorpamento dei primi due scaglioni di reddito. L’aliquota del 23% si continuerà a pagare fino a 28.000 euro lordi all’anno. Fino allo scorso anno era dovuta fino a 15.000 euro e dopodiché il contribuente doveva versare il 25%. Non sappiamo ancora se ci sarà l’abbassamento della pressione fiscale sui redditi più alti, a beneficio del famoso ceto medio.

Serve sostegno alla domanda

Il governo attende di conoscere i risultati del concordato preventivo biennale. Se le adesioni tra le partite Iva saranno elevate da far prevedere un gettito sufficiente per le coperture, il taglio dell’Irpef sarà esteso fino ai 50-60.000 euro.

L’idea sarebbe di abbassare la seconda aliquota dal 35% al 33% e magari di allungare lo scaglione fino a 60.000 euro dai 50.000 attuali. Il beneficio massimo lo otterrebbe il contribuente che dichiari proprio un reddito di 60.000 euro e sarebbe di 1.440 euro all’anno (120 euro al mese). Il costo per lo stato viene stimato in 3-4 miliardi.

Far pagare meno il ceto medio servirebbe alla lunga ad incoraggiare l’ingresso sul mercato del lavoro, così come anche l’aumento delle ore lavorate e della produzione. E ridurrebbe anche la propensione all’evasione fiscale, visto che oggi il 15% dei contribuenti alimenta quasi i due terzi dell’intero gettito Irpef. L’impatto nel breve sarebbe positivo sui consumi, perché è verosimile che i beneficiari almeno in parte spendano il maggiore reddito netto disponibile. Ciò potenzierebbe l’effetto positivo che avrà nei prossimi mesi il taglio dei tassi di interesse già avviato e che si tradurrà per centinaia di migliaia di famiglie nel pagamento di rate del mutuo più basse.

Taglio Irpef doveroso anche per terzo scaglione

Il taglio dell’Irpef dovrà riguardare prima o poi anche lo scaglione più alto, quello che parte già dai 50.000 euro insù. E’ incredibile come lo stato italiano giudichi ricco un contribuente che percepisce intorno ai 2.670 euro netti al mese per dodici mesi all’anno. Solo a titolo di confronto, sappiate che l’aliquota più alta (45%) in Francia scatta da quasi 170.000 euro. Quella precedente del 41% a partire da 78.541 euro. In Germania bisogna arrivare a quasi 275.000 euro per pagare il massimo del 45%. Il nostro ceto medio, che all’estero sarebbe considerato relativamente povero, è tale solamente quando è chiamato a pagare le tasse.

[email protected] 

 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

1 Comment

  1. Lungamente rievocato da sempre, la valutazione delle categorie più’ abbienti e’ nel nostro intento l’interesse delle categorie di investitori e delle attivita’ di lavoratori dipendenti, nella misura Irpef adeguatamente suddivisa, per larga parte si evidenzia l’ attenersi al rispetto delle regole vigenti

Lascia un commento

Your email address will not be published.

imu
Articolo precedente

IMU comodato in vista del saldo 2024: come risparmiare per la casa ai figli

Si può prendere un assegno in più per invalidi e titolari di pensione di reversibilità, ecco come fare con l'assegno di vedovanza.
Articolo seguente

Un assegno in più per invalidi e titolari di pensione di reversibilità, ecco come prendere di più ogni mese