E’ avvenuta in questi giorni la quotazione sul Mercato obbligazionario Telematico e su EuroTLX di Borsa Italiana dell’obbligazione bancaria in dollari emessa da Intesa Sanpaolo. Il titolo presenta una durata iniziale di due anni, dato che scadrà in data 13 luglio 2024 (ISIN: XS2499922834). Offre una cedola fissa annua lorda del 4,30%. Al netto dell’imposizione fiscale del 26%, la cedola scende al 3,182%. L’emissione è avvenuta per un controvalore di 200 milioni di dollari.
Obbligazione bancaria con cedola ‘generosa’
Si tratta di un’obbligazione bancaria allettante per via del tasso d’interesse relativamente elevato corrisposto.
L’alta cedola è figlia del rischio di cambio. Essendo l’obbligazione bancaria denominata in dollari, nel caso in cui l’euro si rafforzasse contro il biglietto verde, l’investitore subirebbe una perdita in conto capitale. Il valore delle cedole annuali e del capitale rimborsato alla scadenza (o ritirato all’atto del disinvestimento anticipato) si ridurrebbe nella nostra valuta.
E’ vero che il cambio euro-dollaro è sceso ai minimi da venti anni, portandosi sulla parità; detto questo, sembra destinato a risalire nei prossimi anni. Tant’è che il mercato stesso lo segnala. Nel suo primo giorno di quotazione, il prezzo dell’obbligazione bancaria risultava sceso un po’ sotto la pari venerdì scorso, a 99,80 centesimi. Il rendimento lordo corrispondente era del 4,62%. Pensate che un altro bond di simile durata emesso da Intesa-Sanpaolo e denominato in euro rendeva lo stesso giorno il 2,05% (ISIN: XS2022425297).
Rischi da cambio euro-dollaro
Dunque, per chi investe denaro, l’obbligazione bancaria in dollari deve rendere quasi il 2,60% in più dell’obbligazione in euro per compensare il rischio di cambio.
Infine, il rischio di liquidità non va sottovalutato. L’emissione è scarna, dato l’importo di appena 200 milioni. Non è detto che si riesca a formare un mercato secondario, per cui gli scambi rischiano di essere rarefatti, con spread denaro-lettera elevati e tali da infliggere perdite a chi volesse eventualmente rivendere senza poter attendere la formazione di prezzi più alti.