Obbligazione Unicredit destinata al mercato retail con cedola mista fino al 7,70%

Unicredit offre un'obbligazione retail con cedola mista (ISIN: IT0005583643). Ecco come funziona il bond della durata di 13 anni.
7 mesi fa
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Nuove obbligazioni Unicredit con cedole variabili
Nuove obbligazioni Unicredit con cedole variabili© Licenza Creative Commons

Reduce da un’annata da incorniciare sui conti, Unicredit ha annunciato ieri l’emissione di una nuova obbligazione retail (ISIN: IT0005583643). Il taglio minimo è stato fissato in 10.000 euro e l’offerta è iniziata ieri e resterà aperta fino al venerdì 1 marzo. L’emissione avverrà alla pari, cioè al 100% del valore nominale del bond. Questi sarà successivamente quotato sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana e su Bond-X.

Come funziona la cedola mista dell’obbligazione Unicredit

L’obbligazione Unicredit ha una durata di 13 anni, arrivando a scadenza in data 19 febbraio del 2037.

Offre una cedola mista, in quanto questa è fissa per i primi tre anni e pari al 7,70%. Successivamente e fino alla scadenza, la cedola diventa variabile e pari all’Euribor a 3 mesi. Tuttavia, l’emittente ha fissato un “floor” a 0 e un “cap” al 7,70%. Significa che la cedola nei sette anni considerati non potrà risultare mai inferiore a zero e mai superiore al 7,70%. Il pagamento avverrà sempre con cadenza annuale dal primo al tredicesimo anno.

Nei fatti, l’obbligazione Unicredit appena annunciata può essere considerata una scommessa sull’andamento futuro dei tassi di interesse. Attualmente, l’Euribor a 3 mesi è al 3,93%. Il mercato sconta per la fine di quest’anno un tasso intorno al 3% e un minimo inferiore al 2,30% tra due anni. Le previsioni arrivano fino ai prossimi dieci anni, quando il tasso rimarrebbe sempre sotto il 3%. L’Euribor capta gli interessi medi applicati dalle istituzioni finanziarie tra di loro nell’Eurozona sui prestiti a breve termine. Esso risente direttamente delle condizioni monetarie imposte dalla Banca Centrale Europea (BCE).

Il possibile rendimento in base all’Euribor

Fino a due anni fa, l’Euribor a 3 mesi assumeva valori negativi. Solo con l’aumento dei tassi di interesse abbiamo assistito a una sua risalita fino all’apice del 4% di questi ultimi mesi. L’obbligazione Unicredit offrirebbe, quindi, un rendimento medio lordo annuo da un minimo dell’1,65% (1,22% netto) a un massimo del 7,70% (5,70% netto) nel caso in cui l’Euribor a 3 mesi dal quarto al tredicesimo anno assumesse valori rispettivamente sempre pari o sottozero o sempre pari o superiori al 7,70%.

Tenete presente che il massimo storico fu toccato poco prima del crac di Lehman Brothers nell’agosto del 2008 al 5,40%. Difficile immaginare che l’Euribor a 3 mesi possa salire nei prossimi anni a quei livelli record o persino più in alto. Improbabile anche che torni ai livelli minimi “glaciali” del periodo pre-stretta. Lo scenario più realistico sarebbe di un tasso medio intorno o sotto il 3%, tale per cui il rendimento medio netto annuo dell’obbligazione Unicredit si aggiri al o sotto il 3%.

Confronto con la precedente obbligazione retail

A settembre, sempre Unicredit aveva emesso un’altra obbligazione retail a 13 anni per l’importo di 75 milioni di euro e con scadenza nel 2036 (ISIN: IT0005571051). In quel caso, però, si trattava di un bond “callable” e con cedola cumulabile del 6,30% annuo. Infatti, questa risulta pagata in un’unica soluzione alla scadenza o alla previa data del rimborso anticipato. Il rendimento medio lordo annuo alla scadenza è in quel caso del 4,7% lordo. Per il meccanismo peculiare di pagamento, risulterebbe più alto nel caso di rimborso del capitale entro i primi anni dall’emissione.

I rischi della nuova obbligazione Unicredit

Al di là del rischio di credito, teoricamente basso, la nuova obbligazione Unicredit espone ad un rischio tassi per il caso in cui l’andamento del costo del denaro andasse nella direzione sfavorevole all’investitore. Un taglio duraturo e magari anche marcato dei tassi di interesse negli anni futuri ridurrebbe l’Euribor a 3 mesi e l’entità della cedola, verosimilmente deprezzando anche il capitale sul secondario più di quanto condizioni monetarie espansive sosterrebbero il comparto obbligazionario per effetto del basso rendimento offerto dal bond.

Ciò finirebbe per provocare perdite a coloro che volessero disinvestire per impiegare la liquidità a favore di asset più remunerativi.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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