E’ un grande mistero quello che si cela dietro al crollo nelle ultime sedute delle obbligazioni Ansaldo Energia. Quello con scadenza maggio 2024 e cedola 2,75% (ISIN: XS1624210933) ha perso il 13% dal 13 dicembre e rende così oltre il 6,5%, ma non è andata meglio al bond aprile 2020 e cedola 2,875% (ISIN: XS122461734), che di punti percentuali ne ha persi 7 e oggi offre un rendimento inverosimile del 21%. Inverosimile, perché Ansaldo Energia, società costruttrice di macchinari per l’energia, fornitrice di centrali termiche a gas e di servizi per la manutenzione degli impianti, risulta controllata al 60% dalla Cassa depositi e prestiti per il restante 40% dalla cinese Hitachi.
Obbligazioni Ansaldo Energia 2,75% 2024. Caratteristiche e rendimento
Perché abbiamo parlato di mistero? Per la semplice ragione che non esista ad oggi una sola notizia pubblicata sulla stampa italiana, in base alla quale i crolli sarebbero giustificabili, il che li rende ancora più temibili, in quanto non facilmente spiegabili. Noi ci abbiamo provato, pur tra molte difficoltà. Partiamo dai bilanci. La società ha chiuso il 2018 con una perdita di 232 milioni, a fronte di ricavi per 1,17 miliardi, in calo dagli 1,4 miliardi del 2017. E l’Ebitda non arriva ai 40 milioni. Al contrario, è fortemente salito l’indebitamento finanziario netto a 930 milioni, dai 585 dell’esercizio precedente.
A fronte di tali difficoltà, il nuovo amministratore delegato Giuseppe Zampini sta cercando di rinegoziare i debiti con le banche creditrici. Nel 2020, ad esempio, arriveranno a scadenza 360 milioni, di cui 260 afferiscono al bond di aprile. Stando alle indiscrezioni, le banche avrebbero acconsentito alla rinegoziazione, a patto che i soci mettano mano al portafogli per 500 milioni. E questa notizia, non a caso, risale all’11 dicembre scorso, il giorno prima che iniziassero i forti cali.
Bond Ansaldo Energia davvero a rischio?
Perché il mercato l’ha presa così male? In fondo, la CDP avrebbe modo di iniettare nuova liquidità nella controllata. Già, ma qui si apre un caso “politico”. L’ente, in mano al Tesoro per l’82%, sta già affrontando altri capitoli spinosi, dall’ex Ilva di Taranto ad Alitalia. E per quanto disporrebbe delle risorse per intervenire, non avrebbe con certezza la copertura del governo per farlo in ogni situazione, perché di fatto si starebbe trasformando in una nuova Iri, ma senza un mandato esplicito in tal senso. E, soprattutto, la debolezza del governo non autorizza nessun investitore a scontare un “salvataggio” in extremis di Ansaldo Energia. Se ci pensate, spendere quattrini per salvare banche o aziende non è mai popolare, specie quando troppe operazioni si concentrano in così poco tempo.
Con la CDP è risorta l’Iri, solo molto più ipocrita
Da qui, il “panic selling” di questi giorni. A parere di chi scrive, molto improbabile che la società incorra in un qualche evento creditizio avverso. Le stesse banche creditrici (Intesa Sanpaolo, Unicredit, MPS, Carige e Sace) lo impedirebbero, essendo parte di quel “sistema Paese” di cui devono difendere le fondamenta per non soccombere esse stesse. MPS e Sace, poi, sono controllate dallo stato, mentre Carige è commissariata e non può certo permettersi di indisporre l’esecutivo. Insomma, il panico di questi giorni sul possibile mancato rispetto delle scadenze di Ansaldo Energia per le obbligazioni 2020 e 2024 appare esagerato, per quanto trovi una qualche giustificazione.