Questa settimana, Banca IMI ha emesso due obbligazioni in dollari a tasso fisso e altre due obbligazioni, di cui la prima sempre in dollari e con cedola step-up e la seconda in euro a tasso misto. In questo articolo, esamineremo proprio quest’ultimo bond. La scadenza è stata fissata al 31 gennaio 2030, per cui si tratta di un decennale (ISIN: XS2109438387). Per i primi due anni, il titolo offre una cedola fissa annuale del 2,05%, mentre dal terzo anno in poi la cedola diventa variabile fino alla scadenza, pari all’Euribor a 3 mesi + 0,70%.
Non è possibile a priori determinare il rendimento alla scadenza, dipendendo in larga parte dall’andamento dell’Euribor. Tuttavia, possiamo calcolare un bel po’ di dati. Se dal terzo anno in poi, l’Euribor superasse l’1,35%, la cedola sarebbe sempre corrisposta a un massimo del 2,05%, che coincide con il tasso fisso dei primi due anni. Nessun dubbio, quindi, che il rendimento medio annuo oggi sarebbe esattamente del 2,05%, essendo stato il bond emesso alla pari. Se, invece, l’Euribor scendesse sotto il -0,70%, la cedola si azzererebbe. In quel caso, il rendimento alla scadenza risulterebbe di appena lo 0,41%, meno della metà di quanto attualmente offre il BTp a 10 anni.
Obbligazioni Banca IMI in dollari, meglio cedole step-up o fisse?
Investimento conveniente?
E se l’Euribor restasse per ipotesi fermo al -0,40% attuale? Il rendimento si attesterebbe allo 0,65%, anche in questo caso inferiore di circa 30 punti base al BTp a 10 anni. Ma si tratta di un’ipotesi remota, mentre è molto probabile che l’Euribor nei prossimi anni salga, pur non repentinamente, seguendo le indicazioni di politica monetaria della BCE. Appare molto difficile immaginare che Francoforte si mantenga ultra-accomodante ancora a lungo. Prima o poi dovrà ritirare gli stimoli monetari e dopodiché aumenterà gradualmente i tassi d’interesse.
L’Euribor non potrebbe che salire. Fino a quale livello? Se le condizioni monetarie si normalizzassero, pensate che prima della crisi finanziaria del 2008-’09, esso sostava in area 5%. Remote le probabilità che torni a quella percentuale nei prossimi anni, ma una risalita decisamente sopra lo zero sarebbe nei fatti. Nel biennio precedente al varo del “quantitative easing”, si era stabilizzato intorno allo 0,25%. A questo livello, il rendimento annuale salirebbe all’1,20%. Non esaltante, ma sopra il BTp di pari durata di quasi un quarto di punto percentuale.
Per concludere, le obbligazioni Banca IMI in euro a tasso fisso si pongono come un investimento interessante per quanti confidino in un rialzo dei tassi di mercato nei prossimi anni. La fissazione di un “floor” e di un limite superiore alle cedole staccate dal terzo anno non consente di puntare né a rendimenti, né a una lievitazione dei prezzi significativi. Per contro, proprio il fatto che la cedola non possa scendere sottozero dovrebbe limitare la discesa delle quotazioni anche nel caso di una caduta dei tassi. In un certo senso, queste obbligazioni si mostrano adatte a quanti volessero scommettere su un rendimento superiore a quelli attualmente vigenti sul mercato, proteggendosi al contempo dai cali delle quotazioni se si volesse rivendere prima della scadenza.
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