Bank of China anticipa i tempi, anche rispetto alle concorrenti americane ed europee, decidendo la settimana scorsa di emettere le prime obbligazioni a 3 anni per 350 milioni di dollari e con cedola variabile non più legata al LIBOR in dollari, bensì al SOFR, quello che per la Federal Reserve di New York dovrà soppiantare l’attuale “benchmark” di riferimento per il mercato monetario, destinato ad essere soppresso tra due anni. Il LIBOR è un acronimo che sta per London Interbank Offered Rate ed esprime il tasso d’interesse applicato ai prestiti a brevissimo termine di alcune tra le principali banche del pianeta con sede a Londra.
Risarcimento da 400 mld: ecco la richiesta contro le banche dallo scandali LIBOR
Da qui, la decisione di rendere più trasparente il riferimento con la nascita, appunto, di SOFR, che sta per Secured Overnight Fundraising Rate, legato al mercato repo dei Treasuries americani. Le banche cinesi, come gli emittenti nel resto del mondo, sono solite emettere obbligazioni con cedole variabili legate al LIBOR, ma adesso Bank of China ha iniziato a caricarsi la svolta sulle spalle per il mercato cinese, compiendo il passo inedito.
La crisi delle piccole banche cinesi
Che sia la volta buona che i risparmiatori cinesi e asiatici in generale tornino ad avvicinarsi al sistema bancario del Dragone? Negli ultimi mesi, le piccole banche cinesi stanno riscontrando enormi difficoltà nel raccogliere capitali con l’emissione di bond e azioni. Oltre la metà delle suddette operazioni è andata male, con aste deserte e IPO fallite e riproposte più e più volte. Un grande problema per istituti, che nel complesso avrebbero bisogno di essere ricapitalizzate per 2.400 miliardi di yuan, stando a UBS, qualcosa come oltre 310 miliardi di euro.
Gli investitori sono allarmati dalla cattiva gestione dei crediti deteriorati, perlopiù ancora non coperti, oltre che dalla scarsa trasparenza della governance e dal recente esproprio dello stato ai danni di Inner Mongolia di Baoshang Bank. Tutti elementi che inducono alla prudenza e che spingono le banche a rivolgersi senza esito concludente ad Alibaba, l’eBay cinese, per cercare di raccogliere capitali e ottenendo spesso anche solo qualche centinaio di visualizzazioni senza alcuna offerta.
A dire il vero, la principale preoccupazione dei cinesi non è stata ad oggi l’opacità del LIBOR, ragione per cui il passaggio al SOFR avrebbe effetti scarsi sulla fiducia domestica e semmai anticiperebbe i tempi della transizione al nuovo tasso di riferimento internazionale. Per quanto non sia questione dell’oggi, prepariamoci anche in Europa a emissioni di obbligazioni agganciate non più al LIBOR e all’Euribor. Riguardo quest’ultimo, da pochi giorni ha fatto il suo debutto Estr, un benchmark importantissimo per gli attuali e i futuri mutuatari a tasso variabile, sebbene non risultino ad oggi impatti sostanziali in alcun senso dal cambiamento in corso.