Il Benin è ad oggi l’unico stato dell’Africa sub-sahariana ad avere programmato una seconda emissione di obbligazioni emergenti sui mercati internazionali per quest’anno. E ha intenzione di farlo con un bond ESG, cioè di tipo sostenibile. A gennaio, la repubblica aveva collocato titoli del debito denominati in euro per complessivi 1 miliardo. Non una cifra indifferente per un’economia con un PIL di appena 12 miliardi.
In particolare, le obbligazioni emergenti furono suddivise in due tranche: una a 11 anni con scadenza 19 gennaio 2032 e cedola 4,875% (ISIN: XS2278994418) e una a 31 anni con scadenza 19 gennaio 2052 e cedola 6,875% (ISIN: XS228628711).
Obbligazioni emergenti del Benin a rischio default
Forse, sull’onda di quel successo il Benin spera di tornare a rifinanziarsi sui mercati internazionali a tassi bassi. Il rischio di cambio è evidentemente nullo, dato che queste obbligazioni emergenti sono denominate in euro. Non lo stesso dicasi per il rischio di credito. Le agenzie di rating classificano il debito sovrano B+ (S&P), B (Fitch) e B1 (Moody’s). Le valutazioni sono assai basse. Di fatto, i titoli del debito sono giudicati “spazzatura”.
Il rapporto tra debito e PIL quest’anno dovrebbe superare il 47%, un dato relativamente basso, specie se confrontato con quello medio delle economie avanzate. Tuttavia, sono le scarse risorse per finanziarlo a renderlo rischioso. Va detto, però, che le riserve valutarie disponibili appaiono più che sufficienti a onorare le scadenze con l’estero. Tornando alle obbligazioni emergenti collocate sul mercato a inizio anno, il bond ultra-trentennale ha guadagnato in circa 6 mesi il 4,5%, mentre quello ultra-decennale si è apprezzato di poco. Oggi, offrono rispettivamente rendimenti pari al 6,6% e 5%.
Ma il rischio default è drasticamente salito in Africa con la pandemia.