Non ci sono solo le emissioni, pur generose, del Tesoro italiano tra gli investimenti allettanti sul mercato italiano. Proprio in questi giorni stiamo assistendo a una pioggia di nuovi bond collocati da società e banche private dopo un periodo di pausa. E le occasioni per aumentare il rendimento del portafoglio non mancano. Tra queste troviamo le obbligazioni garantite di La Doria, società del settore alimentare controllata per il 65% da Investindustrial e per il 35% dalla famiglia Ferraioli.
Emissione quinquennale
La Doria ha raccolto 525 milioni di euro, più dei 500 milioni inizialmente ipotizzati, con l’emissione alla pari di obbligazioni garantite della durata di cinque anni (scadenza 2029) e con cedola variabile.
Come funziona la cedola variabile
Le obbligazioni garantite riconoscono all’investitore una cedola variabile pari all’Euribor a 3 mesi (floor dello 0%) più un margine del 4,50%, con reset trimestrale. Poiché attualmente il tasso di riferimento vale più del 3,80%, la cedola iniziale su base annuale lorda risulta di circa l’8,30%. Essa sarà rivista ogni tre mesi. Il mercato si aspetta che da qui ai prossimi anni l’Euribor a 3 mesi scenda, riflettendo l’andamento dei tassi di interesse fissati dalla Banca Centrale Europea.
Se l’Euribor a 3 mesi dovesse mai scendere sotto lo zero, cosa che accadde tra il novembre 2015 e l’estate del 2022, le obbligazioni garantite di La Doria proteggerebbero l’investitore. Questi otterrebbe una cedola su base annuale almeno pari al 4,50%. Difficile, comunque, che questo evento si ripeta nel prossimo futuro. Verrebbe da dire che con una cedola iniziale nell’ordine dell’8,30% non ci sia granché su cui riflettere.
Obbligazioni garantite ad alto rischio
Le obbligazioni garantite di La Doria sono da considerarsi, quindi, titoli “spazzatura”. L’alto rischio di credito chiarisce la ragione degli alti rendimenti prospettati. Del resto, in questa fase il tasso fisso medio a 5 anni nell’Eurozona viaggia in area 2,80%. Basta questo dato per capire che l’emissione in oggetto sia molto generosa, ma evidentemente a fronte di un elevato rischio teorico per chi investe. Positivo, però, che questa società derivi il proprio fatturato per l’85% dalle esportazioni, mentre soltanto per il 15% sia esposta al mercato italiano. Questo significa che ha differenziato i mercati di sbocco e dovrebbe risentire relativamente poco dell’eventuale contrazione economica in uno di essi.