Sui mercati obbligazionari sta accadendo un po’ di tutto, anche di acquistare un bond formalmente garantito e scoprire che potrebbe non esserlo. Carnival Corporation ha emesso venerdì scorso obbligazioni per 900 milioni di dollari. Si è trattato del terzo collocamento di quest’anno, portando il totale dei capitali raccolti a 10,6 miliardi di dollari. Similmente alle prime due emissioni, anche la terza è stata garantita dalla flotta di 80 navi. Grazie a questa maggiore sicurezza offerta al mercato, la società di crociere ha potuto emettere debito con cedola di poco inferiore al 10%, quando in aprile arrivò a pagare fino all’11,75% per raccogliere capitali a breve termine.
Cedola al 12% per un bond quasi “spazzatura” in dollari a 3 anni: è di Carnival
Che cosa c’è di anomalo in queste emissioni? Formalmente, dicevamo che si tratta di bond garantiti dagli assets tangibili, ma i documenti del prospetto informativo spiegano che questa garanzia sottostante vale a copertura di debiti fino a un valore pari a un quarto di quello degli assets tangibili. Calcoli alla mano, Carnival potrebbe emettere ancora altro debito fino a salire a un ammontare complessivo garantito di 12,4 miliardi.
Il problema è che al contempo la compagnia intende smobilizzare parte della flotta per aumentare la liquidità e continuare così ad affrontare l’emergenza Covid. Al 31 luglio scorso, deteneva cash e assimilati per 7,9 miliardi. Poiché “brucia” cassa per 650 milioni al mese, teoricamente potrebbe andare avanti altri 12 mesi senza fatturare un dollaro. Dopo, arriverebbe il crac, a meno che il mercato fosse ancora disponibile a finanziare il business.
Rischi legati all’emergenza Covid
Dal prossimo 6 settembre, la compagnia ha in programma di tornare a far salpare le sue navi da crociera, pur con estrema gradualità. Nulla è certo. Si sa solo che la prima nave sarebbe dovuta partire da Malta, ma a causa dell’allarme sanitario che vige sull’isola, le partenze riguarderanno l’Italia, all’interno delle cui acque si svolgerà il tragitto.
Se la soglia del 25% nel rapporto tra bond garantiti e assets tangibili venisse superata, man mano le obbligazioni perderebbero la garanzia sottostante. E le prime nell’ordine a rischiare tale perdita sarebbero proprio le ultime obbligazioni emesse. Sempre in teoria, dovremmo supporre che il mercato fosse a conoscenza di tale rischio all’atto dell’acquisizione dell’ultimo bond a 7 anni. Del resto, ha preteso un rendimento annuale prossimo al 10%, quasi 20 volte più alto di quanto offrisse il Treasury di pari durata. Il confronto non è del tutto possibile, dato che le obbligazioni Carnival hanno ormai rating “junk” o “spazzatura”.
In aprile, il fondo sovrano saudita ha annunciato l’ingresso nel capitale con una quota dell’8,2%, attraverso l’emissione di nuove azioni a 10,21 dollari. Ieri, le stesse valevano quasi 15 dollari, in calo di oltre il 70% quest’anno, ma in netto recupero dai minimi di primavera (+84%). L’andamento dei bond sul secondario dipenderà dalla durata della crisi sanitaria globale, cessata la quale il business delle crociere ripartirebbe, rendendo peraltro non più – o, comunque, meno – necessario ricorrere alla cessione di assets, la garanzia dei titoli stessi. E con il rischio di seconda ondata dei contagi in Europa, siamo tutt’altro che in grado di fare previsioni persino sulle prossime settimane.
La crisi travolge le navi da crociera e le obbligazioni di Carnival si schiantano