Obbligazioni Goldman Sachs 4,65% switchable 2026 XS1317278361

Il bond Goldman Sachs 2026 (XS1317278361) offre cedole a tasso fisso e poi variabile a discrezione dell’emittente. Ecco come funziona
9 anni fa
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Goldman Sachs emette nuove obbligazioni e torna sul mercato telematico (MOT) di Borsa Italiana. Questa volta, però, per soddisfare la domanda degli investitori che guardano sempre più spesso oltre oceano, l’emittente ha scelto il dollaro USA come valuta di riferimento per un orizzonte temporale di lungo periodo. Così Goldman Sachs  ha collocato un bond senior per 100 milioni di dollari di durata decennale con possibilità di switch sul tasso d’interesse dopo tre anni. Il nuovo bond di Goldman Sachs (codice ISIN XS1317278361) paga quindi una cedola a tasso fisso del 4,65% su base annuale  per tre anni fino al 17 maggio 2019.

Dopo tale data, l’emittente, a sua insindacabile scelta – corrisponderà tassi d’interesse indicizzati al Libor trimestrale maggiorato dello 0,50% fino a scadenza con un minimo interesse del 0% (floor). Il rimborso avverrà in unica soluzione ad aprile 2026. Il bond è negoziabile sul segmento MOT di Borsa Italiana per importi minimi di 2.000 Usd e gode di rating A1 per Moddy’s e A per l’agenzia Standard & Poor’s e Fitch  

Goldman Sachs, crollano gli utili nel primo trimestre

  Goldman Sachs Group ha subito nel primo trimestre un crollo dell’utile netto del 60% circa per effetto dell’impatto della volatilità del mercato sui suoi business principali ma e’ comunque riuscita a battere le attese di Wall Street sulla falsariga di quanto fatto dalle altre grandi banche americane. La banca d’affari newyorkese ha in particolare messo a segno un utile netto di 1,14 miliardi di dollari, a fronte dei 2,84 miliardi del pari periodo dell’anno scorso, per un Eps in contrazione da 5,94 dollari a 2,68 dollari, mentre i ricavi sono crollati del 40% a 6,34 miliardi. Goldman Sachs e’ riuscita a battere le attese di 2,45 dollari del consenso degli analisti mentre ha deluso sul fronte dei ricavi, stimati dal mercato in 6,73 miliardi. Tra i vari core-business male i ricavi a trading con un calo del 37% a 3,44 miliardi.

Negli ultimi giorni tutte le grandi banche Usa hanno comunque comunicato forti cali delle attività di negoziazione con ricavi in flessione dall’11% di Jp Morgan Chase al 34% di Morgan Stanley. Andamento negativo anche per il business dell’investment banking con ricavi in contrazione del 23% a 1,46 miliardi. Il Roe della grande banca d’affari e’ inoltre calato dal 14,7% al 6,4% mentre le spese operative sono scese del 29% a 4,76 miliardi. “Il contesto operativo in questo trimestre ha presentato un ampio ventaglio di difficoltà, con conseguente turbolenze in quasi tutti i nostri business”, ha commentato l’amministratore delegato Lloyd Blankfein.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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