Sono state emesse lo scorso hanno, ma di fatto risultano negoziabili sul MoT solamente da qualche seduta. E per gli investitori europei si tratta di una grossa opportunità di guadagno, da ponderare rispetto ai rischi di cui parleremo nel prosieguo dell’articolo. Parliamo delle obbligazioni in lire turche emesse dalla Banca Inter-Americana per lo Sviluppo, un ente sovranazionale sudamericano, che gode del rating “AAA”. I bond di cui sopra sono con scadenza 28/09/2020 e cedola 25% (ISIN: XS1883359264) e 25/10/2021 e cedola 26,50% (ISIN: XS1895133723).
L’erratica politica estera del presidente Erdogan e la scarsa indipendenza della banca centrale, nonché i cronici disavanzi commerciali e correnti della Turchia non depongono a favore di previsioni positive sulla lira, ma negli ultimi mesi la situazione sembra essersi stabilizzata: l’inflazione ha iniziato a scendere (pur risalendo a luglio) e i tassi hanno potuto essere abbassati senza intaccare il cambio, che si è rafforzato ai massimi da inizio aprile contro euro e dollaro.
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Rendimenti delle due obbligazioni in lire turche
Le obbligazioni in lire turche con scadenza residua di poco superiore all’anno rendono più del 14%, tenendo presente che sul MoT le si acquista oggi a più di 110. Le seconde offrono il 12,50% e prezzano a oltre 124. Notiamo che, per quanto alti, siano livelli di rendimento inferiori rispetto a quelli esitati dai bond emessi da Ankara sulle due scadenze e rispettivamente al 16,3% e al 15,4%. Lo spread è dato dal rischio sovrano scontato sui mercati, praticamente nullo nel caso della Banca Inter-Americana per lo Sviluppo e nei fatti basso anche per il caso della Turchia, che ha livelli di indebitamento inferiori al 30% del pil, sebbene il suo problema sia l’eccessiva dipendenza dai capitali stranieri e le elevate esposizioni in valute forti.
Considerando che persino i titoli di stato italiani stiano rendendo sottozero sulle brevi scadenze, l’investimento in queste due obbligazioni in sé andrebbe preso in considerazione, pur scontando un rischio non basso di cambio. In teoria, un deprezzamento della lira contro l’euro a doppia cifra minaccerebbe il rendimento e finanche il capitale. Va detto, per contro, che la valuta emergente dovrebbe beneficiare nei prossimi mesi dell’accelerazione al ribasso dell’inflazione, anche grazie al tonfo del petrolio, nonché dell’allentamento monetario di Federal Reserve e BCE.
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Da qui a breve, quindi, salvo imprevedibili colpi di testa del governo turco in politica estera, le condizioni sul mercato dei cambi dovrebbero migliorare o almeno stabilizzarsi. Per la scadenza a 2 anni, se da qui al 2021 la BCE iniziasse ad alzare i tassi o segnalasse di volerlo fare, il deprezzamento della lira sarebbe un rischio più concreto, anche se gli alti livelli di rendimento delle obbligazioni in lire turche avrebbero costituito già una sorta di cuscinetto contro future tensioni, attirando capitali dall’estero in cerca di remunerazione e in fuga dai tassi negativi di Eurozona e Giappone, in particolare. Da notare come i due titoli abbiano guadagnato rispettivamente il 13% e il 24,4% dalla data di emissione, risalente in entrambi i casi all’autunno scorso.