Obbligazioni Intesa Sanpaolo in dollari a tasso fisso e a tasso misto legate all’inflazione USA

La banca piemontese ha collocato sul MoT di Borsa Italiana bond in due tranche a 5 e 7 anni, denominati in valuta americana e con calcolo differente della cedola.
3 anni fa
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Bond Tier 2 di Intesa Sanpaolo
Bond Tier 2 di Intesa Sanpaolo © Licenza Creative Commons

Sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana sono da poco sbarcate le nuove obbligazioni di Intesa Sanpaolo denominate in dollari USA. L’istituto piemontese ne ha emesse due tranche: la prima è di durata quinquennale, è a tasso fisso e ha scadenza 15 giugno 2026 (ISIN: XS2351324517); la seconda ha una durata di 7 anni, ha scadenza in data 15 giugno 2028 e offre una cedola mista (ISIN: XS2351324947). Per entrambe, il taglio minimo è stato fissato in 2.000 dollari, qualcosa come circa 1.650 euro.

Le obbligazioni Intesa Sanpaolo a 5 anni presentano un funzionamento semplice.

Ogni anno, staccano una cedola dell’1,35%. Parliamo di uno spread di 56 punti base rispetto al Treasury di pari durata. Più complesso il metodo di calcolo per la cedola mista della scadenza a 7 anni. In questo caso, l’emittente offrirà una cedola fissa del 2% per i primi 3 anni. Dal quarto anno e fino alla data del rimborso, invece, la cedola sarà agganciata all’indice US CPI Urban Consumers NSA, cioè all’inflazione americana.

Nel dettaglio, la cedola potrà variare da un minimo dell’1% a un massimo del 2%. Il fattore di partecipazione, vale a dire l’aggancio all’indice sottostante, sarà del 100%. Questo significa che più alta l’inflazione USA, più alta la cedola. In teoria, in un simile scenario la Federal Reserve dovrebbe alzare i tassi, un fatto che apprezzerebbe il dollaro contro l’euro. E a sua volta, ciò farebbe bene all’investimento, dato che il capitale si rivaluterebbe in automatico.

Tuttavia, il limite del 2% fissato per la cedola riduce drasticamente una simile probabilità. Se anche l’inflazione USA salisse sopra il 2%, non avrebbe più alcuna importanza per l’obbligazionista. L’unica speranza sarebbe che il dollaro si apprezzasse, ma ciò accadrebbe anche nel caso delle obbligazioni Intesa Sanpaolo a tasso fisso. Con l’unica differenza che, a fronte di una scadenza più longeva di due anni, il tasso offerto qui lieviterebbe dello 0,65% con certezza per i primi 3 anni e in potenza negli ultimi 4.

In un orizzonte temporale medio-lungo, tuttavia, il cambio euro-dollaro sembra destinato ad apprezzarsi. E ciò per il semplice motivo che i tassi d’interesse nell’Eurozona siano più bassi di quelli americani e abbiano un margine di rialzo maggiore. C’è da dire che entrambe le obbligazioni Intesa Sanpaolo quotano in queste ore di poco sotto la pari, specie la tranche a tasso misto. Questo accresce il rendimento alla scadenza, pur non significativamente.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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