Lo scorso anno, il gruppo di abbigliamento OVS emise obbligazioni “callable” per l’importo di 160 milioni di euro e con scadenza 10 novembre 2027 (ISIN: XS2393520734). La cedola fissa lorda annuale è del 2,25%. Considerate che nelle stesse sedute il bond a 6 anni offriva un rendimento lordo annuo in area 0,35%. In altre parole, l’emissione avvenne a premio di circa 190 punti base. Al netto della diversa imposizione fiscale (le obbligazioni corporate scontano un’aliquota del 26%, i titoli di stato del 12,5%), il premio scendeva a un valore pur sempre elevato di 165 punti o 1,65%.
Prezzi bond giù con inflazione
Ieri, a distanza di un anno le obbligazioni OVS prezzavano sul MoT di Borsa Italiana intorno a 92,50 centesimi. Dunque, perdevano qualcosa come il 7,5% dall’emissione. Ma non è un dato che deve stupirci. Quest’anno il mercato obbligazionario è stato investito da un tracollo dei prezzi mai visto prima. I rendimenti per converso sono letteralmente esplosi. Cos’è successo? L’improvviso arrivo dell’inflazione a livelli che non si registravano dagli anni Ottanta ha spinto gli investitori a pretendere rendimenti nominali più alti, mentre le banche centrali alzavano e continuano ad alzare i tassi d’interesse.
Ad esempio, ieri il BTp a 5 anni rendeva intorno al 3,50%. E, dunque, lo spread offerto dalle obbligazioni OVS si è ridotto ad appena una cinquantina di punti. Infatti, il titolo offriva un rendimento lordo del 4%. Ma se teniamo conto anche stavolta dei rendimenti netti, troviamo che le obbligazioni OVS offrono ormai persino poco meno del BTp di pari durata. In entrambi i casi siamo attorno a un livello del 3%.
Obbligazioni OVS con spread negativo
Significa che lo spread netto è sceso sottozero. Qualcosa di straordinario, dato che generalmente siamo abituati a pensare che un debito privato debba rendere più del debito pubblico, in quanto teoricamente più rischioso. Il fatto è che gli ultimi dati di bilancio di OVS segnalano una condizione finanziaria in netto miglioramento: ricavi e utile in aumento nel primo semestre e posizione netta in calo del 28% a 228,7 milioni.
Del resto l’emissione avvenne in un contesto ancora gravato dagli strascichi delle chiusure anti-Covid. Da allora il commercio si è ripreso, le vendite sono ripartite e la pandemia sembra alle spalle. Le stesse azioni OVS, pur in calo del 19% quest’anno, sono rimbalzate del 50% dai minimi di luglio. Le stesse obbligazioni OVS sono risalite dal punto più basso toccato a settembre, quando si acquistavano a meno di 89,50 centesimi. E allo stato attuale, il rischio di rimborso anticipato si va riducendo, dato che l’emittente spenderebbe di più per indebitarsi ai tassi più alti di questa fase, anziché continuare a pagare una cedola molto contenuta.