Nel mese di novembre dello scorso anno, il Gruppo OVS emise sul mercato obbligazioni sostenibili per l’importo di 160 milioni di euro. Come sappiamo, questo genere di bond ha finalità sociali, nel caso specifico punta a raggiungere key performance di tipo ambientali. Il titolo scade in data 10 novembre 2027 (ISIN: XS2393520734) e presenta, quindi, al momento una durata residua di 5 anni e mezzo. Offre una cedola fissa del 2,25%. Essa può salire dello 0,25% nel caso in cui non fossero raggiunti gli obiettivi ambientali indicati nel prospetto informativo.
Trend del bond dall’emissione ad oggi
Le obbligazioni sostenibili OVS debuttarono sul mercato italiano con un rendimento a premio notevole rispetto ai titoli di stato di pari durata. Allora, infatti, un BTp si aggirava in area 0,35%. Pertanto, lo spread fu nell’ordine dei 190 punti base o 1,9%. Tenuto conto della diversa imposizione fiscale che scontano i rendimenti – i BTp sono tassati al 12,5%, le obbligazioni private al 26% – il differenziale effettivo scendeva a 165 punti o 1,65%. Rimaneva certamente elevato.
Ieri, le stesse obbligazioni OVS offrivano un rendimento del 2,83%, a seguito di una quotazione scesa in area 97,20 centesimi. Dunque, rispetto all’emissione alla pari il bilancio si rivela negativo del 2,8%. D’altronde, stiamo facendo riferimento a un periodo estremamente negativo per il mercato obbligazionario, che ha travolto gli stessi titoli di stato. Anzi, notiamo che i BTp di pari durata rendevano nelle scorse ore intorno al 2%. In altre parole, il premio offerto dal bond risulta crollato a circa 80 punti. Sempre tenuto conto dell’imposizione fiscale, il differenziale effettivo sarebbe di 35 punti, cioè di circa un terzo di punto percentuale.
Obbligazioni OVS a minor premio sui BTp
Il trend appare interessante. Le obbligazioni OVS hanno sostanzialmente tenuto botta. Sarà anche che il mercato abbia voluto premiare i dati positivi del bilancio 2021 del gruppo, chiusosi al 31 gennaio 2022. Ricavi in netta crescita a 1,05 miliardi di euro, utile netto rettificato a quasi 45 milioni e posizione finanziaria netta negativa più che dimezzata a 190 milioni dagli oltre 400 milioni dell’esercizio precedente.
Le suddette obbligazioni OVS ricordiamo essere “callable”, cioè rimborsabili anticipatamente a discrezione dell’emittente. Un rischio per l’obbligazionista che sta venendo meno, in considerazione proprio del boom dei rendimenti di mercato. OVS sosterrebbe un costo maggiore dal rimborso, anziché continuare a pagare le cedole ai creditori fino alla scadenza.