Nel giugno di due anni fa, Poste Italiane raccolse sul mercato 800 milioni di euro attraverso l’emissione di obbligazioni perpetue (ISIN: XS2353073161). Il bond offre una cedola annuale lorda del 2,625%, pari all’1,9425% netto. Come suggerisce il nome, non ha alcuna scadenza prefissata. In teoria, il rimborso del capitale potrebbe non esservi mai. Tuttavia, l’emittente ha fissato tre cosiddette date di reset, alle quali si riserva la facoltà di esercitare il rimborso del titolo. Queste date sono il 24 giugno 2029, il 24 giugno 2034 e il 24 giugno 2049.
Ci concentreremo sulla prima, che sarà tra oltre sei anni da oggi. Le obbligazioni Poste potranno in quel caso o essere rimborsate o continuare ad offrire una cedola ai possessori. Ma quest’ultima passerebbe da fissa a variabile. Essa sarebbe pari al tasso “midswap” a 5 anni più uno spread di 267,7 punti base o 2,677%. Sulla base dell’attuale tasso IRS a 5 anni del 2,74%, la cedola dal 24 giugno 2029 salirebbe al 5,421%. Bassa o alta? Una risposta a priori non è possibile darla. Le condizioni di mercato mutano negli anni, per cui non possiamo mettere le mani avanti su quanto accadrà nel lontano 2029.
Una cosa possiamo farla, però, ossia raffrontare quella cedola con il rendimento offerto oggi da altre obbligazioni Poste di durata simile. La scadenza “callable” 10 dicembre 2028 offriva questo venerdì un rendimento del 4,13%. Esso è evidentemente molto inferiore al tasso cedolare che virtualmente oggi offrirebbe il bond perpetuo dal giugno 2029. Il premio sull’IRS a 6 anni risulta essere di 143 punti o 1,43%, praticamente dimezzato rispetto al premio fissato dalla società per il caso di mancato rimborso alla prima data di reset.
Obbligazioni Poste a forte sconto sul mercato
Cosa vogliamo dire con questo? Se le condizioni di mercato restassero quelle di oggi, Poste avrebbe convenienza tra sei anni e quattro mesi a rimborsare le obbligazioni senza scadenza. Potrebbe finanziare l’operazione emettendo debito a costi inferiori di quelli che sosterrebbe continuando a pagare la cedola agli obbligazionisti.
Considerate che il BTp 15 giugno 2029, cioè della medesima durata delle obbligazioni Poste nel caso di “call”, rende attualmente il 3,40%. Pertanto, il bond offrirebbe un premio di ben 400 punti o 4% sul titolo di stato. Altissimo, se si pensa che Poste Italiane è una società controllata dallo stato, per cui il suo debito può essere valutato quasi-sovrano. A quanto pare, il mercato non sta scontando l’esercizio della “call” alla prima data di reset. Ma se ciò accadesse, l’obbligazionista avrebbe un forte vantaggio a comprare le obbligazioni Poste a prezzi così bassi.