In settimana, la compagnia petrolifera statale della Malaysia, Petronas, è tornata sui mercati internazionali per la seconda volta in meno di un anno per emettere obbligazioni in dollari a 7 anni. La società ha raccolto 600 milioni, che utilizzerà per scopi generali d’impresa, compreso il rimborso di debiti già contratti. Alla vigilia, ci si aspettava un rendimento in area +125 punti base sopra quello esitato dal Treasury di pari durata, per cui il nuovo bond avrebbe dovuto offrire una cedola del 2,5%, la più bassa di sempre per Petronas.
Primo bond Petronas in dollari dal 2015, mercato malesiano da adocchiare
Rating medio-alti e buone prospettive
Le agenzie di rating assegnano al debito di Petronas giudizi lusinghieri: A- per S&P sulle emissioni in valute straniere (A per i bond in ringgit), A2 per Moody’s e BBB+ per Fitch. Nel 2020, i conti si sono chiusi con una maxi-perdita di 21 miliardi di ringgit, pari a 4,2 miliardi di euro. L’esercizio precedente, vi era stato un utile di 48,8 miliardi (9,76 miliardi di euro). Al 30 settembre scorso, comunque, la liquidità aziendale disponibile ammontava a 141 miliardi, a fronte di un indebitamento totale di 90 miliardi.
Analizzando il titolo a 40 anni emesso 11 mesi fa, troviamo che, rispetto all’apice toccato nell’agosto scorso a una quotazione superiore a 152, il ribasso è stato di circa il 17,5% e che al momento il rendimento si aggira intorno al 3,60%.
Il petrolio a 70 dollari ci costa meno del periodo prima del Covid, ma +130% dal marzo 2020