In settimana, Poste Italiane ha collocato sul mercato nuove obbligazioni per un controvalore di 800 milioni di euro. Gli ordini si sono attestati a circa 4 volte l’offerta, cioè a più di 3 miliardi. Sono arrivati principalmente da Francia, Italia, Germania e Regno Unito. Il bond sarà negoziato alla Borsa di Lussemburgo. Presenta una caratteristica saliente: è perpetuo, cioè senza scadenza. Il suo rendimento iniziale è stato fissato al 2,625%, il tasso offerto dalla cedola per tutto il periodo “non call” di 8 anni. La data di regolamento è stata fissata per il 24 giugno prossimo.
Infatti, fino al 24 giugno 2029 le obbligazioni Poste Italiane offriranno all’investitore il suddetto 2,625% lordo all’anno (1,961% netto). A partire da quella data, nel caso in cui l’emittente non esercitasse la facoltà di rimborso anticipato, la cedola diverrebbe variabile e pari al tasso Euro “Midswap” a 5 anni + 267,7 punti base. Giovedì scorso, il tasso quinquennale di riferimento era del -0,26%. Oggi come oggi, quindi, la cedola variabile sarebbe del 2,417%. A partire dal 24 giugno 2034, ovvero la seconda data di “reset”, la cedola variabile aumenterebbe di 25 punti base (+0,25%) e fino al 24 giugno 2049, quando salirebbe di altri 75 punti base (+0,75%).
Dunque, il meccanismo di funzionamento è piuttosto semplice: le obbligazioni Poste Italiane non hanno formalmente alcuna scadenza, ma presentano date a cui l’emittente potrà rimborsarle. Nel caso in cui non lo facesse, dovrà pagare una cedola variabile alle suddette condizioni e crescente dal 2034 e successivamente ancora di più dal 2049, cioè tra 20 anni. L’esercizio o meno di tale facoltà sarà legato alle condizioni del mercato. Nel caso in cui l’entità della cedola variabile risultasse inferiore ai rendimenti che Poste Italiane spunterebbe tra gli investitori per rifinanziarsi, la società deciderà di mantenere in vita il debito esistente. Viceversa, il debito sarà estinto raccogliendo capitali meno onerosi.
Per quanto detto, l’investitore resta esposto al rischio di reinvestimento, che si avrebbe nel caso in cui fosse rimborsato del capitale e non riuscisse a impiegarlo in asset altrettanto remunerativi, perdendo le cedole future delle obbligazioni Poste Italiane.