Nella querelle tra piccoli investitori e le quattro banche fallite nel novembre scorso (Banca Etruria, Banca Marche, Carife e CariChieti) si è insinuata in questi giorni la Consob, l’organismo di vigilanza delle società quotate in borsa, il cui presidente Giuseppe Vegas ne ha difeso l’operato, sostenendo che formalmente i prospetti informativi delle obbligazioni emesse dai suddetti istituti erano corretti e che, quindi, chi ha comprato i bond era a conoscenza dei rischi. Allo stesso tempo, però, lo stesso capo della Vigilanza ha riconosciuto che risultano spesso di difficile comprensione per il risparmiatore, molto lunghi e forse anche scritti con un linguaggio fin troppo tecnico.
Il “semaforo” funzionerebbe
Una soluzione paventata in questi mesi, da alcuni accolta con un sorriso, ma che potrebbe rivelarsi molto efficace, sarebbe l’imposizione di un “semaforo” del rischio: il bollino rosso apposto su un prospetto informativo segnalerebbe un investimento con profilo di rischio medio-alto, uno giallo sarebbe con profilo medio e quello verde sarebbe apposto per gli investimenti più sicuri. In questo modo, all’istante il risparmiatore avrebbe modo di visualizzare il grado di rischio dell’investimento e farsi due conti sull’opportunità di puntare sul bond in via di emissione.