Le ultime aste del Tesoro ci segnalano che le migliori opportunità d’investimento per i risparmiatori italiani potrebbero essere alle spalle. I bond offerti hanno esitato rendimenti in discesa, anche se continuano ad attestarsi in media al 3,50% lordo per le cedole fisse. Dati i bassi livelli a cui è ridiscesa l’inflazione, continua a valerne la pena. E pensate che c’è stata una lunga fase in cui i bond, specie governativi, offrivano rendimenti negativi.
Finita era di liquidità a pioggia
I rendimenti negativi sono un concetto che nessuno aveva mai considerato all’atto pratico fino al decennio passato.
Chi acquista obbligazioni con rendimenti negativi, ha la certezza di subire perdite alla scadenza. Giustamente, in risposta a un articolo sul bond Bei senza cedola, un lettore ci ha chiesto per quale ragione mai si siano acquistati in passato simili titoli. In effetti, sembra un controsenso. Nessuno impiegherebbe il proprio denaro sapendo di perderne almeno una parte.
Tuttavia, il discorso è più complesso di così. I rendimenti negativi del decennio passato sono stati il risultato di una politica monetaria globale complessivamente ultra-espansiva. Tassi azzerati o persino negativi e liquidità a pioggia iniettata tramite acquisti di bond e altri asset. Tutto ciò ha alimentato la domanda al punto da fare esplodere i prezzi e crollare i rendimenti. E perché mai accettare questi ultimi sottozero?
Com’è stato possibile investire in perdita
Dovete sapere che per i bond governativi esiste sempre una minima cosiddetta domanda istituzionale. Arriva da banche, assicurazioni e istituzioni pubbliche, nonché da fondi d’investimento che per statuto o disposizioni regolamentari devono detenere asset di qualità (sicuri) in portafoglio. In un certo senso, i rendimenti negativi sono stati a lungo una perdita “imposta” al sistema bancario-finanziario.
E’ successo che nel frattempo i rendimenti medi dei nostri bond sono esplosi dallo 0,55% al 3,70%. I rendimenti negativi sono scomparsi persino in Germania, Svizzera e Giappone. Non esistono più. Chi li aveva inseriti in portafoglio, comunque, non era stato semplicemente uno sprovveduto. Ad esempio, potrebbe avere avuto aspettative d’inflazione anch’esse negative e tali da trasformare i rendimenti da negativi a nulli o positivi in termini reali. Oppure confidava in un ulteriore aumento dei prezzi delle obbligazioni, cosa che rendeva possibile guadagnare dalla rivendita anticipata.
Rendimenti negativi difficili in futuro
Infine, molte obbligazioni con rendimenti negativi erano state acquistate da investitori stranieri, i quali scommettevano su un’evoluzione per loro positiva del tasso di cambio, tale da esitare rendimenti effettivi positivi. Come vedete, alla base del fenomeno non c’è stata ignoranza, quanto l’aver agito in un ambiente finanziario totalmente differente da quello odierno. Alla finestra erano rimasti (per fortuna) i piccoli investitori, che puntano a portare a casa cedole generose e/o bond con prezzi scontati. Da un paio di anni la musica è cambiata e per quanto il meglio sembra passato, difficilissimo che nel prossimo futuro si torni al periodo dei tassi a zero. Anzi, non lo prevede nessuno. Per la gioia del mercato.