L’amministrazione Biden ha comminato nuove sanzioni contro Mosca, prendendo particolarmente di mira le obbligazioni russe. Le misure sono state decise a seguito delle accertate interferenze del Cremlino anche alle ultime elezioni USA e del cyber-attacco SolarWinds. Alla notizia, nel pomeriggio di ieri i rendimenti sovrani salivano e il rublo si deprezzava contro il dollaro. Eppure, non tutti i bond hanno reagito negativamente. La scadenza in dollari 23 giugno 2047 e cedola 5,25% (ISIN: RU000A0JXU14) guadagnava più del 3%, salendo a una quotazione di 121,25 e scendendo sotto il 4% di rendimento.
Le obbligazioni russe erano già sotto embargo americano. Ma non tutte. Le sanzioni imposte dalla Casa Bianca nel 2019 vietavano alle banche americane di acquistare gli Eurobond emessi da Mosca. Tuttavia, ciò non ha pregiudicato l’accesso del governo russo ai mercati dei capitali internazionali. Le nuove sanzioni, invece, riguardano le emissioni di OFZ, le obbligazioni russe in rubli sul mercato domestico.
Obbligazioni russe davvero affondate dalle sanzioni?
La stretta dovrebbe inasprire le condizioni di accesso al mercato dei capitali, eppure al Cremlino non si respirava nelle scorse ore alcun clima di panico. Effettivamente, gli investitori americani potranno sempre acquistare obbligazioni russe sul mercato secondario. Inoltre, gli investitori stranieri non americani dovrebbero risultare sufficienti a rifinanziare le scadenze nei prossimi mesi e anni. Insomma, non siamo di fronte a un embargo tout court come quello che l’amministrazione Trump imposte contro le obbligazioni venezuelane e tuttora attivo. In quel caso, le restrizioni riguardano persino il mercato secondario e hanno efficacia ultra-territoriale, cioè riguardano anche gli investitori non americani.
Paradossale che possa apparire, la nuova ondata di sanzioni USA finirebbero per almeno stabilizzare sia il rublo che le obbligazioni russe. Queste ultime, in particolare, si sono di molto deprezzate negli ultimi mesi, in previsione dell’insediamento dell’amministrazione Biden prima e della sua politica meno accomodante verso Mosca dopo.
Il giorno prima, il presidente Joe Biden e quello russo Vladimir Putin avevano avuto un colloquio telefonico, ma a quanto pare niente affatto risolutivo delle divergenze. Tra l’altro, la tensione tra le due potenze sta salendo anche sulle operazioni militari di Mosca a ridosso del confine ucraino. Le obbligazioni russe risentono inevitabilmente del deterioramento del clima geopolitico, mentre avrebbero modo di rafforzarsi per effetto del boom dei prezzi petroliferi. Questi sostengono le entrate fiscali del governo centrale e, in teoria, dovrebbero ridurre i rendimenti, abbassando il rischio sovrano.