Obbligazioni senza cedola di Comit, dal ’98 ad oggi un asset d’oro per i risparmiatori

L'emissione delle obbligazioni Comit senza cedola nel 1998 si è rivelata un ottimo investimento per i risparmiatori italiani.
6 mesi fa
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Obbligazioni senza cedola di Comit del 1998
Obbligazioni senza cedola di Comit del 1998 © Licenza Creative Commons

Se siete fan dei bond zero coupon, probabile che abbiate adocchiato negli anni passati le obbligazioni senza cedola di Comit con scadenza nel febbraio del 2028 (ISIN: IT00012000390). L’emittente formalmente non esiste più, essendo diventato nel frattempo Intesa Sanpaolo. Il titolo di cui parliamo sbarcò sul mercato nel febbraio del 1998, ai tempi in cui esisteva ancora la lira italiana. La sua durata fu prevista in trenta anni. Fu offerto a 18,65 centesimi rispetto al suo valore nominale. In pratica, un lotto minimo attualmente di 1.000 euro costava appena 186,50 euro.

Il fortissimo sconto si deve per l’appunto all’assenza di cedola. L’investitore non vedrà il becco di un quattrino fino alla scadenza o alla previa data di disinvestimento.

Quotazione a +370% dall’emissione

Oggi, queste obbligazioni senza cedola si acquistano sul mercato secondario a 87,53 centesimi. Sapete cosa significa? Se le avete inserite in portafoglio sin dalla loro emissione e mantenute fino ad oggi, avete realizzato un rendimento lordo di circa il 370%. Percentuale altissima, anche se bisogna fare i conti con il numero di anni trascorsi, l’inflazione e la fiscalità. A quest’ultimo proposito, le aliquote sono cambiate. Sugli interessi dei corporate bond si pagava il 20% fino al 30 giugno 2014, mentre successivamente si paga il 26%.

Rendimento netto reale sopra il 4% medio annuo

Tenuto conto di questa variazione e sapendo che alla fine di giugno di dieci anni fa la quotazione si attestava a 60 centesimi, otteniamo che le suddette obbligazioni senza cedola hanno offerto un rendimento netto intorno al 287%. Ancora tantissimo, ma resta da calcolare l’inflazione italiana. Secondo l’Istat, in questi oltre ventisei anni è stata complessivamente di quasi il 64%. Ciò fa scendere il rendimento netto a quasi il 223% reale. In termini annuali, una media del 4,30%.

Chi volesse acquistare ancora oggi queste obbligazioni senza cedola, ai prezzi attuali si porterebbe a casa un asset con rendimento lordo alla scadenza di appena il 3,60%.

Non è granché. Il Tesoro offre circa il 3,40% per la medesima scadenza, a fronte di una imposizione fiscale del 12,50%, più che dimezzata. In effetti, il bond ha recuperato terreno rispetto all’emissione. Al suo debutto offrì il 5,75%, mentre all’apice delle quotazioni, nell’estate del 2021, arrivò a rendere appena lo 0,70%. Tre anni fa, prezzò fino a 95,50 centesimi, in pratica quasi alla pari.

Obbligazioni senza cedola, tassazione particolare

Se oggi rendesse quanto all’emissione, dovrebbe prezzare intorno a 81 centesimi. Tenete bene a mente questo dato ai fini della tassazione di uno zero coupon. Infatti, le obbligazioni senza cedola disinvestite non permettono di compensare le plusvalenze con eventuali minusvalenze realizzate nei cinque anni precedenti per la parte di prezzo che eccede quello a cui il livello di rendimento si sarebbe mantenuto invariato. Non è di alcun interesse per coloro che portassero il bond fino alla scadenza o non avessero minusvalenze da compensare.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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