Se vogliamo avere un’idea di cosa sia accaduto negli ultimi mesi sul mercato delle obbligazioni, dobbiamo guardare, anzitutto, ai titoli più longevi emessi dai principali stati avanzati nel mondo. La quarta tranche del BTp 2067 l’altro ieri è andata a ruba, con il rendimento esitato sostanzialmente tornato ai livelli della prima emissione dell’ottobre 2016. Tra ieri e oggi si aggirava al 2,85%, giù dal 3,60% di inizio anno e di 12 mesi fa.
Ma i bond ultra-lunghi non stanno andando bene solo in Italia.
Obbligazioni, giugno da record con rendimenti in forte calo
Rendimenti lunghi in picchiata ovunque, stringono sulle scadenze brevi
Più generosi restano i rendimenti di Francia, Regno Unito e USA. Parigi oggi offre per il suo bond a mezzo secolo l’1,125%, circa 75 bp in meno dall’inizio dell’anno. Londra è scesa dall’1,73% all’1,31% sulla medesima scadenza, mentre il Treasury a 30 anni è l’unico nel mondo avanzato a somigliare per rendimento al nostro BTp, offrendo il 2,56% contro poco più del 3% a inizio anno. Certo, la somiglianza non è dettata dalla stessa valutazione che il mercato opera nei confronti dei titoli del debito USA, quanto a un diverso ciclo economico e monetario, con la Federal Reserve ad avere alzato i tassi al 2,25-2,50%, mentre la BCE li terrà almeno azzerati fino a tutta la prima metà dell’anno prossimo.
E se i rendimenti delle obbligazioni ultra-lunghe sono crollati, gli spread con i titoli corti si sono ovunque ridotti.
Rendimenti BTp al collasso, ma ecco perché restano meglio dei conti correnti