L’agenzia di rating DBRS, la minore tra quelle internazionali, ha declassato ieri le obbligazioni subordinate di MPS da B(low) a CCC. Alla base della decisione c’è stato l’annuncio di Unicredit di un suo interessamento a rilevare le parti “in bonis” di Siena. C’è il rischio serio, infatti, che i titoli del debito restino fuori dal perimetro dell’acquisizione. E il Tesoro, in possesso del 64,2% del capitale della banca, potrebbe anche ritrovarsi costretto a partecipare pro-quota all’aumento di capitale da 2-2,5 miliardi di euro richiesto dalla BCE sulla base dei ratio patrimoniali.
La normativa sul “bail-in” imporrebbe, in quel caso, la partecipazione degli obbligazionisti alle perdite prima di un intervento pubblico a sostegno della banca. E’ quanto in gergo si definisce “burden sharing”, letteralmente “condivisione dell’onere”. La questione non sarebbe così immediata, dato che il Tesoro si comporterebbe nello specifico come un qualunque azionista. Ad ogni modo, da un paio di mesi a questa parte le obbligazioni subordinate MPS si sono deprezzate, pur tentando una cauta risalita nelle ultime sedute.
Obbligazioni subordinate MPS e l’affare Unicredit
La vicenda sembra destinata a perdurare anche oltre i 40 giorni di tempo che Unicredit si è data per trattare con il Tesoro. Se Andrea Orcel riuscisse a dare seguito al suo piano, ciò che rimarrebbe di MPS sarebbe una banca a capo di asset rischiosi e tossici. Tra questi, ci sarebbero proprio le obbligazioni subordinate MPS. A quel punto, indipendentemente dal “bail-in”, i titoli diverrebbero automaticamente più rischiosi per i possessori, data la peggiore condizione patrimoniale dell’istituto.
Un rimbalzo dei prezzi, invece, si registrerebbe nel caso in cui il Tesoro riuscisse a far rientrare tali titoli tra gli asset che Unicredit dovrebbe accollarsi con l’operazione di acquisizione. Sembra difficile che possa avvenire, dato che Orcel ha messo subito in chiaro di essere interessato a MPS, a patto che ne restino fuori rischi e debiti.