Adesso, è ufficiale: Unicredit è interessata a rilevare alcune parti di Banca Monte Paschi di Siena. La trattativa è ufficialmente aperta e verosimilmente esiterà un accordo con il Tesoro entro poche settimane. Entro l’anno, l’istituto deve essere ri-privatizzato, stando alle indicazioni della Commissione europea. Un motivo per riconsiderare le obbligazioni subordinate MPS, che agli inizi di giugno erano crollate di prezzo sulle indiscrezioni relative a un possibile “spezzatino” di Siena.
Il mercato aveva temuto che Unicredit e qualche altro istituto minore come Mediocredito Centrale (Banca del Mezzogiorno) rilevassero le parti “in bonis” di MPS, lasciando in capo a quest’ultima gli asset rischiosi e i rischi legali.
Obbligazioni MPS, crollo e parziale risalita
E così, il titolo Fix Float Callable con scadenza 18 gennaio 2028 era crollato da una quotazione sopra i 90 centesimi a un minimo di 75 centesimi. Il subordinato 23 luglio 2029 e cedola 10,5% era collassato da 125 fino a 104. Infine, il Fix to CMS Callable 22 gennaio 2030 era sceso da 102 a 85 centesimi. Fino a gran parte di luglio, come vi avevamo documentato su questo giornale, la ripresa non c’era stata. Nelle ultime sedute, tuttavia, qualcosa si era già mossa positivamente. Le obbligazioni subordinate 2028 sono risalite a 83 centesimi, le 2029 sopra 110 e le 2030 a 92 centesimi.
Probabile che il mercato abbia fiutato proprio l’interesse imminente di Unicredit per MPS. Resta da vedere, però, se questo abbia una qualche connotazione positiva per le obbligazioni MPS di tipo subordinato. L’ipotesi “spezzatino” vera e propria sembrerebbe finire fuori dai radar, ma è altresì vero che Unicredit rileverà solo la “crema” di Siena, lasciando che asset tossici o potenzialmente tali alla banca. Sulla base di questo scenario, gli obbligazionisti subordinati non dovrebbero sentirsi così rassicurati dall’avvio della trattativa. I loro titoli potrebbero rimanere in capo a ciò che resta di MPS, vale a dire una banca spolpata dei suoi asset più sicuri e redditizi.