Nuova emissione di bond per A2A, società multi-servizi quotata alla Borsa di Milano e controllata per il 50% dal Comune di Brescia e dal Comune di Milano con percentuali paritetiche del 25%. Nella giornata di martedì, ha avviato e concluso il collocamento di un green bond perpetuo e ibrido per l’importo di 750 milioni di euro. I capitali raccolti serviranno a finanziare il piano da 22 miliardi per il 2024-2035, inclusi gli 1,2 miliardi destinati all’acquisizione della rete elettrica da Enel, siglata nel marzo scorso.

Il titolo è “not-callable” per 5 anni e 3 mesi. Si sono occupati dell’emissione, in qualità di Global Coordinator, Bnp Paribas, Goldman Sachs, JP Morgan e Unicredit.

Green bond A2A con rating junk

S&P ha assegnato all’emissione il rating BB+, in considerazione della sua caratteristica di subordinazione e di rinviabilità nel pagamento delle cedole. Nel dettaglio, un gradino in meno è stato assegnato rispetto al rating ordinario per via della sua subordinazione e un altro per la flessibilità nei pagamenti degli interessi. Gli ordini finali sono stati pari a 2,9 miliardi, anche se nel corso della giornata erano arrivati a 3,3 miliardi. La cedola è stata fissata al 5% e il rendimento al 5,125%, dato che il prezzo di emissione è stato leggermente sotto la pari. La guidance iniziale dava il rendimento in area 5,625%.

Ecco cedola e rendimento netti

I bond senior di A2A hanno rating BBB e Baa2, cioè “investment grade” di medio-bassa qualità. In effetti, si trovano appena due gradini sopra il livello “junk” o “spazzatura”. L’emissione delle scorse ore è la sesta della società di tipo green in circolazione sul mercato. Alla fine dell’esercizio scorso, A2A aveva debiti per il 70% di tipo ESG, cioè destinati all’ambiente, al sociale e alla governance. Per l’81% il debito risultava contratto in forma di obbligazioni. La scadenza media era di 5,7 anni e il costo medio del 2,50%.

E ancora: l’indebitamento netto ammontava a 2,4 volte l’Ebitda, mentre la liquidità disponibile era di 3,6 miliardi.

Il rendimento corrisponde al 3,7925% netto, mentre la cedola netta al 3,70%. Il lotto minimo è alto: 100.000 euro. Nei fatti, l’emissione è stata rivolta agli investitori istituzionali e non al canale retail, dati i rischi abbastanza elevati di cui discuteremo sotto.

I rischi per l’investitore

A fronte di un rischio di credito anch’esso formalmente elevato, il green bond A2A appena emesso espone ad un rischio medio-alto con riferimento anche al possibile impatto delle variazioni dei tassi di mercato nel tempo. Trattandosi di un’obbligazione senza scadenza, la quotazione può salire o scendere velocemente nel caso in cui il rendimento sottostante scendesse o salisse. Poiché nei prossimi mesi e anni è atteso un taglio dei tassi di interesse nell’Eurozona, le prospettive a breve appaiono relativamente positive.

Il green bond di A2A è trattato per il 50% come se fosse capitale, in virtù di quanto spiegato all’inizio. Ciò lo rende un titolo particolarmente rischioso per gli investitori, a cui si consiglia di leggere bene le condizioni di emissione nel prospetto informativo. Probabile, altresì, che sul mercato secondario non si abbia un’adeguata liquidità per procedere prontamente alle negoziazioni ai prezzi dati.

D’altra parte, se i tassi scenderanno, le probabilità che il bond A2A venga richiamato al termine del periodo “not-callable” sono elevate. La società avrebbe la convenienza ad estinguere il debito, rifinanziandosi sul mercato a costi inferiori. In quel caso, l’investitore riceverebbe il rimborso del capitale e degli interessi sino ad allora maturati, ma perderebbe l’opportunità di incassare le cedole per gli anni successivi. E con ogni probabilità, si ritroverebbe a reinvestire in qualche asset meno redditizio.

Green bond A2A, ecco la probabile scadenza

Rimandiamo alle considerazioni di S&P, secondo cui la data valutabile come probabile scadenza del green bond di A2A sarebbe la seconda di reset.

Funziona così: dopo 5 anni dall’emissione la cedola salirebbe dello 0,25% nel caso in cui la società non provvedesse al rimborso anticipato, possibile entro i tre mesi successivi. E dopo 15 anni ancora scatterebbe un ulteriore aumento dello 0,75%, cioè dopo 20 anni dalla data di emissione. Ogni aumento superiore allo 0,25%, spiega l’agenzia, costituirebbe un incentivo per l’emittente ad esercitare la call per evitare di pagare una cedola più alta.

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