Entro le prime settimane del nuovo anno, lo stato di El Salvador dovrebbe annunciare l’emissione del suo primo crypto bond da 1 miliardo di dollari. A novembre, il paese ha reso noto che intende emetterne per un valore di 10 miliardi nell’arco di una decina di anni. Saranno titoli di stato legati ai Bitcoin e che serviranno per metà dei capitali raccolti a finanziare la nascita di Bitcoin City, una vasta area alimentata dall’energia geotermica sprigionata dal vulcano, dove il “mining” della “criptovaluta” sarà possibile e a basso costo e gli investitori di ogni parte del mondo non pagheranno alcuna tassa, salvo l’IVA.

I primi crypto bond di El Salvador avranno durata decennale e staccheranno cedola fissa annua del 6,5%. Poco per un emittente, il cui rendimento a 10 anni in dollari ormai supera il 19%. Tuttavia, gli obbligazionisti potranno confidare su una seconda fonte di remunerazione. Metà dei capitali raccolti sarà utilizzata per acquistare Bitcoin. Dopo cinque anni, El Salvador inizierà a rivendere questi ultimi e l’eventuale plusvalenza realizzata sarà girata ai possessori delle obbligazioni.

I rischi dei crypto bond

Anche in virtù di queste emissioni future, i rendimenti sovrani sono letteralmente esplosi. Da quando nel giugno scorso il presidente Nayib Bukele annunciò che Bitcoin sarebbe diventata valuta legale, il bond a 10 anni in scadenza nell’aprile 2032 e cedola 8,25% (ISIN: XS0146173371) ha perso oltre il 40%. Quotava a circa 106,50, mentre ieri era sceso a meno di 62 centesimi. Del resto, le agenzie di rating hanno quest’anno rivisto al ribasso il giudizio sovrano: da B- con outlook stabile a negativo per S&P e Fitch, da B3 a Caa1 per Moody’s.

I crypto bond di El Salvador saranno debito a tutti gli effetti, parzialmente collateralizzati dai Bitcoin, la cui volatilità sui mercati è nota a tutti. In ogni caso, metà dei proventi raccolti sarà destinata alla costruzione di una realtà, che è tutta una scommessa.

Se servirà per sostenere lo sviluppo economico nazionale, sarà vinta; nel caso contrario, a rimetterci sarà la sostenibilità fiscale del paese. Anche per questo il Fondo Monetario Internazionale si sta rifiutando di erogare un prestito da 1,3 miliardi, alimentando la sfiducia del mercato verso il debito locale.

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