Oggi, il Ministero di economia e finanze si accinge a raccogliere altri 10 miliardi di euro con l’emissione di quattro tranche riferite ad altrettanti titoli di stato. Tra questi vi sarà il nuovo BTp a 3 anni. Ieri, ha incassato ben 8 miliardi con l’emissione in asta dei Buoni ordinari del Tesoro (BoT) a 12 mesi e il cui rendimento è salito. Il bond ha scadenza in data 14 luglio 2024 e la data di regolamento è stata fissata per questo venerdì 14 (ISIN: IT0005555963). La domanda è stata buona, pari a 10,61 miliardi per un rapporto di copertura di 1,33, in calo da 1,4 a giugno.

Il prezzo di aggiudicazione è stato di 96,162 centesimi, corrispondente a un rendimento del 3,95%. All’asta del mese scorso, era stato del 3,637%. Il forte rialzo risente delle mutate condizioni di mercato. C’era attesa nella mattinata di ieri per il dato sull’inflazione negli Stati Uniti a giugno. L’aspettativa era per una prosecuzione della stretta monetaria tra le principali banche centrali. Anche la Banca Centrale Europea (BCE) aumenterà quasi certamente il costo del denaro a fine luglio di un altro 0,25% al 4,25%. L’unico dubbio rimane ormai sul board di settembre, se deciderà anche in quell’occasione di aumentare i tassi o meno.

Rendimento BoT attira risparmi famiglie

Sta di fatto che il rendimento dei BoT a 12 mesi è salito ai massimi dai livelli dall’asta del giugno 2012, quando l’Italia era sotto attacco dei mercati ed era divampata la crisi dello spread. Detratta l’imposta sugli interessi dello 0,125%, il rendimento netto scende al 3,46%. Si tratta di un tasso di remunerazione dell’investimento ben al di sopra dei livelli medi offerti sui conti deposito delle banche italiane.

Il rendimento del BoT annuale si sta rivelando molto attraente per le famiglie. Consente di impiegare la liquidità a tassi potenzialmente capaci di coprire l’inflazione da qui ai prossimi dodici mesi.

Quand’anche non vi riuscisse, le alternative di pari grado di sicurezza e durata non sono altrettanto generose. D’altra parte, chi decide di puntare su una scadenza così breve, in genere lo fa nell’attesa di investire in asset più redditizi. L’eventuale disinvestimento anticipato difficilmente avverrebbe in perdita. Man mano che si avvicina la data del rimborso, la quotazione tende alla pari. Solo un’ulteriore esplosione dei rendimenti con annessa caduta dei prezzi creerebbe rischi. Non sembra il caso in esame.

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