In settimana anche la Grecia è tornata a rifinanziarsi sui mercati finanziari. Lo ha fatto non con una nuova scadenza, bensì con l’emissione di una nuova tranche del bond 12 marzo 2029 (ISIN: GR0124035693). Il titolo offre una cedola annuale lorda del 3,875%, la quale ha evidentemente attirato le attenzioni degli investitori. A fronte di un importo offerto di appena 250 milioni di euro, infatti, la domanda è stata quasi quadrupla: 906 milioni. E il prezzo esitato, in linea con il suo andamento di mercato, è stato di 104,57.

Esso risulta vistosamente sopra la pari. Pertanto, il rendimento alla scadenza è del 2,81%. La data di regolamento è stata fissata per il 24 luglio.

Rating e rendimenti sotto i BTp

In pratica, il bond 2029 della Grecia rende molto meno di quanto lasci intendere la cedola. D’altra parte, stiamo parlando di un titolo che fece il suo debutto sul mercato nel 2019, oltre cinque anni fa. Già allora i rendimenti ellenici iniziavano ad essere “normali”, cioè gli spread lungo la curva erano contenuti rispetto alla Germania. Tuttavia, adesso sappiamo che viaggiano decisamente sotto i livelli italiani. Di fatti, questa scadenza quinquennale rende attualmente intorno allo 0,35% in meno rispetto al BTp di pari durata.

Il paradosso è che i titoli di stato ellenici godono di rating inferiori a quelli italiani: BBB- per S&P e Fitch, Ba1 per Moody’s. Per quest’ultima agenzia, ancora oggi, il debito di Atene resta “non investment grade” o “spazzatura”. I rating dei BTp sono rispettivamente BBB/BBB/Baa3. Gli investitori guardano con favore, però, al fatto che i conti pubblici della Grecia stiano migliorando di anno in anno, così come i giudizi espressi dalle istituzioni indipendenti. Inoltre, più dei tre quarti del debito sono in mano ai creditori pubblici europei, sottratto all’eventuale speculazione finanziaria.

Bond 2029 Grecia con appeal limitato

Ecco che il bond 2029 della Grecia non sembra un grande affare, se si guarda al solo rendimento.

L’Italia offre di più, a fronte di un maggiore grado di sicurezza teorica. Può esserlo nel caso in cui scommettessimo sulla capacità del mercato ellenico di continuare ad attirare la fiducia degli obbligazionisti tra crescita del Pil, riduzione del debito e spesa per interessi ancora marginale. Ma i margini di ulteriore miglioramento appaiono stretti, se non inesistenti. Il mercato sembra avere prezzato lo scenario migliore possibile per un Paese in default appena una dozzina di anni fa.

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