Giovedì e venerdì i capi di stato e di governo dell’Unione Europea si riuniranno a Bruxelles per fare il punto sulle nomine ai vertici delle istituzioni comunitarie dopo le elezioni europee. La Francia di Emmanuel Macron sta facendo di tutto per anticipare i tempi, consapevole che, dopo il voto anticipato del 30 giugno e i ballottaggi legislativi del 7 luglio, la sua posizione sarà verosimilmente più debole al tavolo negoziale. E paradossalmente ad approfittarne è già il cancelliere Olaf Scholz, uscito distrutto dalle urne, con il suo Partito Socialdemocratico crollato al 14% dei consensi e scavalcato persino dalla destra euro-scettica dell’AfD.

Ma una minore debolezza si traduce in una relativa forza, tanto che Berlino sarebbe riuscita ad affossare prima ancora che se ne discutesse la proposta sull’emissione dei bond per la difesa.

Rendimenti Eurobond a premio sui Bund

L’iniziativa di Parigi puntava a finanziare per i prossimi cinque anni spese comuni avvertite quali indispensabili per l’Unione Europea, sottraendole agli scarsi margini di manovra di molti stati nazionali. Tra queste vi è la difesa, con l’obiettivo dichiarato di tendere al 2% del Pil per adeguarsi alle richieste della Nato. Ma i tedeschi rispondono “nein”, vedendo nei bond per la difesa un cavallo di Troia per prolungare le emissioni comuni di debito, già potenziate fino al 2026 con il Next Generation EU.

Pare proprio che questa settimana non se ne parlerà proprio. L’incontro si concentrerà sui nomi di chi dovrà ricoprire le principali cariche comunitarie per il prossimo quinquennio. Ma l’affossamento dei bond per la difesa non farà che accrescere lo scetticismo del mercato verso i cosiddetti Eurobond, cioè i titoli del debito emessi dalla Commissione europea. Già trattano a sconto sui Bund della Germania. Ad esempio, l’altro ieri la scadenza a dieci anni offriva il 3,04% contro il 2,42%. Gli Oat francesi, invece, rendevano il 3,14%, cioè 10 punti base in più.

Niente bond per la difesa, futuro incerto per debito comune

Gli investitori non considerano gli Eurobond “safe asset” alla stregua dei titoli tedeschi. Notano che le loro emissioni sono scarne e neppure certe in futuro dopo la fine del Next Generation EU. Per questo pretendono rendimenti maggiori, dettati anche dalla relativa scarsa liquidità degli scambi. La notizia sui bond per la difesa che non vedranno verosimilmente mai la luce, depone ad ulteriore sfavore degli Eurobond. Sarebbe la conferma che il debito comune resta un tabù a Bruxelles.

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