Un altro bond emergente è stato da poco collocato sui mercati internazionali. L’emittente è Petroleos Mexicanos (Pemex), la compagnia petrolifera statale del Messico. Non sono arrivati molti dettagli sulle obbligazioni in questioni. Fonti vicine all’azienda hanno riportato alla stampa che si sia trattata di una scadenza a 10 anni. E la cedola offerta per ingolosire gli investitori sarebbe stata fissata al 10,375%. Quanto all’importo, sono stati raccolti 2 miliardi di dollari. Gli ordini sono stati elevatissimi, a circa 10 miliardi. Tant’è che Pemex puntava inizialmente a raccogliere solo 1 miliardo, ma data l’abbondante domanda ha deciso di raddoppiare l’entità dell’emissione.

I proventi raccolti dal bond emergente serviranno a ripagare parte dei debiti in scadenza quest’anno. La compagnia ne possedeva al 30 settembre scorso per ben 105 miliardi di dollari, confermandosi la più esposta al mondo nel settore. Solo nel trimestre in corso, si stima che Pemex debba rimborsare tra 5,5 e 6 miliardi di dollari ai creditori. Considerando che i bond in dollari del Messico offrano rendimenti del 5,8%, il premio corrisposto dalla compagnia è stato nell’ordine dei 460 punti base o 4,60%. E’ considerato molto alto per una società controllata dallo stato.

Il bond emergente dovrebbe ricevere rating BBB da S&P, BB- da Fitch e Ba2 da Moody’s. Di fatto, solo S&P tiene ancora il debito di Pemex in area “investment grade”. Il sostegno dello stato alla compagnia in casi estremi sembra fuori discussione, ma i conti languono. Nel 2022, le estrazioni sono scese al nuovo minimo di 1,5 milioni di barili al giorno dai 2,1 milioni del 2016. Questo significa che Pemex sta potendo solo parzialmente approfittare delle alte quotazioni del greggio. Nel 2004, le estrazioni erano arrivate a 3,4 milioni di barili al giorno.

Bond emergente a rischio medio-alto

Una cattiva governance impedisce a Pemex di essere una compagnia redditizia. Il presidente messicano Andres Manuel Lopez Obrador punta tutto sulla costruzione di una grande raffineria nello stato di Tabasco, dove egli ha origine.

Il progetto non risulta profittevole e si è attirato le critiche degli ambientalisti. Anziché aumentare la produzione, quindi, l’obiettivo del governo sarebbe di mutare il core business della compagnia.

Peraltro, l’intervento dello stato a favore di Pemex è limitato dal rischio di declassamento del debito sovrano ad opera delle agenzie internazionali. Chi acquista i bond in dollari della compagnia si ritrova a fronteggiare essenzialmente due rischi: di credito e di cambio. Sul primo abbiamo già detto, sul secondo dobbiamo ammettere che l’elevato rendimento iniziale dell’emissione di questi giorni riuscirebbe teoricamente a coprire le perdite derivanti da un eventuale apprezzamento del cambio euro-dollaro. Resta il fatto che parliamo di debito a medio-alto rischio di insolvenza.

[email protected]