L’Ungheria è tornata a rifinanziarsi sui mercati internazionali con un’emissione di bond in dollari nella giornata odierna. L’agenzia del debito di Budapest ha raccolto così $4,25 miliardi attraverso due tranche, di cui una a 10 e la seconda a 30 anni. La prima è stata emessa per 2,25 miliardi e con cedola 2,125%; la seconda per 2 miliardi e cedola 3,125%. In confronto ai Treasuries di pari durata, gli spread esitati sono stati rispettivamente di 100 e 150 punti base. In effetti, il decennale americano offre meno dell’1,30% e il trentennale l’1,85%.
Nel novembre scorso, il ministro delle Finanze, Mihaly Varga, aveva chiarito che non avrebbe più fatto ricorso ai mercati internazionali fino agli inizi del 2023. Per questo, l’emissione delle scorse ore ha colto gli investitori di sorpresa. E sempre oggi saranno collocati bond in euro per circa 900 milioni. Considerate che il BTp a 10 anni rende oggi lo 0,67% e quello a 30 anni meno dell’1,70%.
Bond Ungheria, rischi da scontro con Bruxelles
I bond dell’Ungheria in dollari appaiono una buona occasione per diversificare il portafoglio. Il paese ha rating “investment grade” (BBB/BBB/Baa3) e un debito pubblico relativamente basso, salito all’80% del PIL con la pandemia. Elevato anche il tenore di vita dei cittadini, con un PIL pro-capite prima del Covid diretto a 17.000 dollari. Acquistare obbligazioni con cedole sopra il 2% e 3% può certamente allettare. Nello specifico, però, dovremmo tenere conto di due rischi principali. Il primo è legato al tasso di cambio euro-dollaro. Se il biglietto verde perde quota contro la moneta unica, il valore del capitale investito e delle stesse cedole corrisposte periodicamente per noi investitori dell’Eurozona si riduce.
Altro problema è di natura geopolitica. L’Ungheria è in rotta di collisione con l’Unione Europea sullo stato di diritto e i diritti Lgbt. Il premier Viktor Orban è uscito dall’orbita del PPE, il partito della cancelliera Angela Merkel.