I mercati emergenti da mesi approfittano delle migliorate condizioni di mercato per emettere titoli del debito in valute pesanti, principalmente dollari Usa. Un modo per rifinanziarsi a costi sostenibili dopo un biennio impegnativo, per non dire proibitivo. Il Kenya a febbraio emise un bond in valuta statunitense per 1,5 miliardi di dollari. L’intento era di fare incetta di liquidità con cui provvedere al pagamento della scadenza “maxi” (2 miliardi) al 24 di questo giugno. Si tratta dell’obbligazione sempre denominata in dollari e con cedola del 6,875% (ISIN: XS1028952403).

In queste ore è salita sopra 99 centesimi, ma dato che mancano pochi giorni alla data del rimborso, la quotazione risulta molto bassa. Tant’è che il rendimento lordo annualizzato supera ancora il 30%.

Annunciato secondo buyback nel 2024

In pratica, è come se il mercato stesse continuando a scontare il default di Nairobi. I bond del Kenya hanno rating “spazzatura”, per cui il timore appare più che fondato. Tuttavia, è ormai praticamente certo il pagamento di giorno 24. In primis, perché l’ammontare reale da fronteggiare sarà solamente di 557 milioni. Il resto è stato pagato già dallo stato con il “buyback” da 1,4 miliardi seguito all’emissione di febbraio. E da poco la Banca Mondiale ha stanziato 1,2 miliardi a favore del paese africano. La liquidità nel breve termine sembra essere sufficiente per onorare i debiti.

Infatti, proprio nelle scorse ore il governo ha annunciato che effettuerà un secondo buyback per quest’anno, portando i riacquisti di bond del Kenya a complessivi 2,5 miliardi. Questo significa che ce ne saranno per ulteriori 1,1 miliardi, un importo quasi corrispondente alla perfezione con l’ammontare del prestito sovranazionale di cui l’economia emergente beneficerà.

Bond Kenya restano rischiosi

Allungando l’orizzonte temporale, scopriamo che i bond del Kenya offrono rendimenti molto meno eclatanti, pur relativamente elevati. La scadenza del 28 febbraio 2028 con cedola 7,25% (ISIN: XS1781710543) ha visto risalire la quotazione a 94 centesimi dai meno di 77 di ottobre.

Il rendimento lordo si attesta all’incirca sul 9,35%. E il titolo collocato sul mercato nei mesi passati viaggia poco sopra la pari (100,32), rendendo intorno al 9,70%. La cedola è, in questo caso, del 9,75% (ISIN: XS2764839945). Il Tesoro ha attirato capitali, ma ha dovuto pagare un costo elevato, con rendimenti in doppia cifra per rimpinguare la liquidità necessaria. Un segnale di stress da non sottovalutare, buone notizie a parte.

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