Altra emissione, altro ricorso al mercato dei capitali asiatici. Due giorni fa, l’Egitto ha emesso un bond “samurai”, così definito in quanto denominato nella valuta del Giappone. Ha raccolto 75 miliardi di yen, circa 500 milioni di dollari. Ad ottobre, uno stesso importo era stato incassato con la vendita di un bond “panda”, cioè denominato in yuan. L’operazione ha consentito al governo di allungare la durata media del debito pubblico e di contenere il costo di emissione. Infatti, il bond “samurai” ha fissato una cedola dell’1,5% contro il 3,5% per il titolo in valuta cinese.

Pochissimo per una scadenza a 5 anni, se teniamo conto che sul mercato domestico essa rende più del 25%.

L’Egitto è alle prese con una severa crisi economica e fiscale. Attende ancora l’esborso dei 3 miliardi di dollari stanziati dal Fondo Monetario Internazionale in cambio di riforme. Una di queste riguarda la svalutazione del cambio, che già è avvenuta per tre volte dalla primavera dello scorso anno. Ma al mercato nero un dollaro continua a valere molto di più di quanto suggerito dal tasso di cambio ufficiale. Gli analisti si aspettano che la prossima svalutazione, forse definitiva, avverrà ad inizio 2024, dopo le elezioni presidenziali di dicembre.

Bond samurai, rischi anche da Tokyo

Uno dei problemi più gravi del paese nordafricano è la carenza di riserve valutarie per importare prodotti e ripagare il debito estero. La speranza sta proprio nella svalutazione, anche se ciò non farà che tenere alta l’inflazione domestica, già al 38% a settembre. Il bond “samurai” presenta non soltanto un rischio di credito elevatissimo, dati i rating dell’Egitto (B- per S&P e Caa1 per Moody’s). In caso di rivendita anticipata, può imporre perdite anche pesanti all’obbligazionista. Tenete conto che al momento la scadenza a 5 anni in Giappone offre lo 0,45%, per cui l’emissione egiziana è avvenuta a premio di circa 105 punti base.

Tuttavia, la politica monetaria di Tokyo potrà subire un processo di normalizzazione nei prossimi mesi, al fine di evitare il collasso del cambio e la fuga dei capitali all’estero. Man mano che i rendimenti dovessero aumentare, i prezzi di tutti i bond in yen scenderebbero. Questo scenario cupo potrebbe risultare attenuato nel caso in cui le principali banche centrali ponessero fine alla stretta sui tassi e allentassero la loro politica monetaria. Le pressioni su yen e rendimenti in yen si abbasserebbero. La prima emissione dell’Egitto e di tutto il Medio Oriente di un bond “samurai” è avvenuta nel marzo dello scorso anno. Il Cairo scommette sugli investitori asiatici. Deve ampliare la platea di coloro che acquistano il suo debito.

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