Strano destino per le obbligazioni “high yield”, le quali formalmente individuano il debito ad “alto rendimento” emesso sui mercati. Trattandosi di titoli rischiosi, sono anche definiti bond “spazzatura”. Un affare più per investitori istituzionali attrezzati a fronteggiare perdite e ristrutturazioni che non per gli investitori individuali. Ma che senso ha ancora parlare di alti rendimenti, quando sono scesi a livelli bassissimi?

L’ICE BofA US High Yield Index Effective Yield, cioè l’indice dei corporate bond ‘spazzatura’ americani, ci esita una media del 4,08%.

Questo è il rendimento medio delle obbligazioni ad alto rischio negli USA. A maggio, l’inflazione americana è salita al 5%. Questo significa che al momento il loro rendimento medio reale si aggira intorno al -1%. Certo, si tratterà pure di una fiammata dei prezzi transitoria, come sostiene la Federal Reserve. Ma sta di fatto che un comparto teoricamente redditizio, a fronte di un rischio di credito elevato, non stia rendendo più nulla. Anzi, distrugge capitale come il debito di più alta qualità.

Bond spazzatura, premio al rischio ridotto

Nell’Eurozona, la situazione è solo di poco migliore. Lo stesso indice segnala un rendimento medio per i bond ‘spazzatura’ del 2,3%, a fronte di un tasso d’inflazione medio nell’area del 2% a maggio. In altre parole, investendo sulle obbligazioni più rischiose denominate in euro, otterremmo per il momento un rendimento che a stento riesce a coprire la perdita del potere di acquisto. Ed è probabile che già a giugno l’inflazione nell’area abbia accelerato a livelli tali da azzerare del tutto i rendimenti reali offerti.

In questi giorni, Royal Caribbean sta emettendo obbligazioni “junk” per 650 milioni di dollari. E ciò al fine di rimborsare in anticipo altre obbligazioni con scadenza nel 2025. La scadenza a 2 anni emessa dalla compagnia di crociere adesso rende intorno al 4%. Nulla di strano, se non fosse che si tratti di uno degli emittenti teoricamente più rischiosi in assoluto in era Covid.

A causa della pandemia, il business delle crociere è fermo da 15 mesi e difficilmente tornerà ai livelli del 2019 in tempi brevi. Nel frattempo, gli alti costi per mantenere le navi “bruciano” la liquidità in cassa. Le società sono costrette a emettere nuovo debito per mantenersi in vita, nonché a raccattare aiuti pubblici.

Rendimenti reali negativi implicano un costo a carico di chi presta denaro e un vantaggio per chi s’indebita. Un mondo alla rovescia, reso possibile dalle maxi-iniezioni di liquidità di tutte le principali banche centrali del pianeta. Esse hanno acuito una tendenza che si era consolidata sin dal 2008, ossia dopo il crac di Lehman Brothers. I bond ‘spazzatura’ negli USA rendono ormai poco più di quanto non facessero le obbligazioni con rating tripla A nell’autunno del 2018 e meno di quanto allora rendessero quelle con rating tripla B. Alla fine del 2007, prima della crisi finanziaria mondiale, lo spread tra bond con rating AAA e bond ‘spazzatura’ sfiorava i 470 punti base, oggi arriva a 215 punti. La propensione al rischio è molto meno remunerata, forse perché il mercato fiuta che lo stesso rischio sia assai inferiore, dato che le banche centrali tendono ormai apertamente per salvare tutto e tutti. Non finirà bene.

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