Non ne ha fatto una questione di somme, bensì di “rispetto”. Il presidente della Tunisia, Kais Saied, ha rifiutato i quasi 130 milioni di euro elargiti dall’Unione Europea come prima tranche di aiuti, nell’ambito del più vasto piano di sostegno all’economia nordafricana. Di questi, 42 milioni sarebbero stati erogati immediatamente per contrastare l’immigrazione irregolare. Altri 24,7 milioni rientravano, invece, in accordi precedenti. Alla notizia, i bond della Tunisia hanno ripiegato, pur senza drammi. Il paese, come sappiamo, viaggia spedito verso il default in assenza di aiuti internazionali.

Rating “spazzatura”, in alto mare accordo con FMI

Saied da mesi negozia una linea di credito da 1,9 miliardi di dollari con il Fondo Monetario Internazionale (FMI). Tuttavia, lo stanziamento è bloccato da quasi un anno, poiché il presidente si rifiuta di adempiere alle riforme macroeconomiche richieste. Questo clima di incertezza ha colpito pesantemente i bond della Tunisia. La scadenza in euro del 17 febbraio 2024 e cedola 5,625% (ISIN: XS1567439689) è crollata ad una quotazione di 87 centesimi, pur in risalita dai minimi di giugno di circa 65,50 centesimi. Ad inizio estate del 2021, prezzava ancora sui 95 centesimi.

Il rendimento è esploso sopra il 50% lordo su base annuale. E’ evidente che in esso sia stato scontato l’elevato rischio default. Moody’s assegna al debito sovrano il rating Caa2, considerandolo decisamente “non investment grade” o “spazzatura”. Il bond della Tunisia in dollari con scadenza 19 settembre 2027 e cedola 8,25% (ISIN: US066716AB78) è sceso in area 67 centesimi, segnando un calo del 2,3% il giorno dopo dell’annuncio di Saied. A tale quotazione, il rendimento si aggirava intorno al 23%.

Bond Tunisia giù, ma intesa con UE ancora possibile

Le tensioni con l’Unione Europea rendono più elevato il rischio default? Formalmente, sì. Il paese dispone di liquidità carente per fronteggiare i pagamenti nel breve e medio termine. Tuttavia, la sensazione è che Saied giochi a tirare la corda.

E’ consapevole che il suo paese sia fondamentale per arrestare le partenze dei migranti dal Nord Africa e punta a strappare a Bruxelles maggiori fondi e più in fretta rispetto agli 1,155 miliardi stanziati a luglio con la Conferenza di Roma. Di questi, infatti, ben 900 milioni sono subordinati ad un accordo con l’FMI.

Saied non può ignorare che la Turchia del presidente Erdogan abbia incassato diversi miliardi di euro dall’Unione Europea per porre fine alla crisi dei profughi siriani sulla via balcanica. Insomma, starebbe giocando al rialzo. I bond della Tunisia scontano già il collasso finanziario in corso, sebbene abbiano margini di ulteriore crescita per effetto proprio di un avvicinamento delle posizioni con i paesi europei. Resta lontana, comunque, l’intesa con l’istituto di Washington. A meno di non ricevere aiuti alternativi – si specula da mesi della Cina – le casse statali rischiano seriamente di restare vuote molto presto.

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