Dal suo profilo X (ex Twitter) il presidente de facto di El Salvador, Nayib Bukele, ha annunciato gaudente il via libera della Commissione per gli Asset Digitali in favore dell’emissione del primo bond “vulcano”. Un’operazione che si sarebbe dovuta concretizzare già nel 2021 e che è stata rinviata più e più volte fino a quando sembrava seppellita. Ma il presidente dimissionario, in cerca di un secondo mandato consecutivo formalmente vietato dalla Costituzione, non demorde. Sui Bitcoin ha impostato gran parte della sua strategia di rilancio dell’economia domestica.

E i bond “vulcano” non sono altro che obbligazioni di stato garantite dalla moneta digitale, i cui eventuali guadagni saranno girati in parte ai creditori dopo cinque anni.

Rischio default rientrato per ora

Con il ricavato, lo stato finanzierà la costruzione di Bitcoin City alle pendici del vulcano Conchagua, un’area dedita al mining e che sarà esentasse per i residenti. Un azzardo non passato inosservato al Fondo Monetario Internazionale, che ha tuonato contro l’idea, sostenendo che la volatilità dell’asset esporrebbe l’economia di El Salvador all’instabilità. Nel frattempo, la banca centrale è stata autorizzata ad acquistare più di 3.000 Bitcoin, divenuti valuta legale dal settembre 2021. Agli attuali valori di mercato, l’istituto sta riportando un piccolo attivo dopo essere stato in perdita nei trimestri passati.

L’emissione del primo bond “vulcano” è stata promessa da Bukele entro marzo del 2024. Vedremo se stavolta la scadenza sarà rispettata. In teoria, stando alle indicazioni passate, dovrebbe ammontare a 1 miliardo di dollari. Ci saranno capitali a sufficienza per finanziare un’operazione così rischiosa, innovativa e imponente per un paese con un PIL di 32,5 miliardi di dollari? Di certo c’è che le tensioni finanziarie dei due anni precedenti si stanno allentando. S&P ha promosso per due volte il rating sovrano, portandolo a B-. L’istituto considera in calo il rischio di default dopo lo swap dei titoli di stato a breve scadenza in mano alle banche nella primavera passata e per un importo complessivo di 1,54 miliardi di dollari.

Bond vulcano tra dubbi internazionali e volontà politica

Il bond con scadenza 10 aprile del 2032 e cedola 8,25% (ISIN: XS0146173371), che nel corso del 2022 era arrivato a scendere sotto i 25 centesimi, adesso sfiora gli 82 centesimi e offre un rendimento sopra il 12%. Parte del balzo è stato dovuto al rinvio dei piani per l’emissione di bond “vulcano”, i quali sono percepiti da parte degli analisti come un aggravio per i conti pubblici dai benefici incerti per la crescita dell’economia. Ma il presidente intende tornare sull’emissione, sfruttando il buon momento per Bitcoin e il crollo dei rendimenti sovrani.

Bukele si è assicurato che non ci saranno grossi problemi per il pagamento delle scadenze a breve prima delle elezioni in programma tra pochi mesi. A fine 2022, a fronte di 2,8 miliardi di dollari di riserve valutarie, il debito estero a breve ammontava a 2,2 miliardi. Come detto, la sua entità è diminuita drasticamente a seguito degli swap obbligazionari. Tra i rischi resta un saldo corrente negativo, pur in netto miglioramento, che segnala un deflusso netto di dollari. Ma il mercato ha una percezione molto più solida di pochi mesi addietro. E i prezzi dei bond volano.

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