Cresce il numero delle emissioni interessanti sui mercati obbligazionari avanzati. L’altro ieri è stata la volta della Spagna, che ha tenuto un collocamento sindacato per il nuovo bond a 15 anni. Si tratta del Bonos con scadenza 30 luglio 2039. L’importo offerto dal Tesoro di Madrid è stato di 5 miliardi di euro, a fronte dei quali sono arrivati ordini per poco meno di 30,6 miliardi. Il pricing ha esitato una cedola del 3,90% ad una quotazione iniziale leggerissimamente sotto la pari. Il rendimento iniziale alla scadenza risulta del 3,902%, a premio di 10 punti base o 0,10% sul bond a 15 anni “benchmark” attuale con scadenza 30 luglio 2037 e cedola 0,85% (ISIN: ES0000012124).

Con questa operazione, la Spagna ha coperto il 25% delle emissioni attese per quest’anno a medio-lunga scadenza. Esse ammontano a 257 miliardi lordi e a 70 miliardi netti (+8,2%). La vita media dei titoli di stato spagnoli in circolazione è di 7,93 anni e il costo medio di 1,77%. Per quest’anno, la Spagna intende emettere green bond per altri 3 miliardi di euro dopo gli 8,2 miliardi del 2022. In tutto, punta ad arrivare a 20 miliardi.

Bonos più avidi dei BTp

Il debito pubblico spagnolo è sceso al 113,1% del PIL nel 2022. Esso gode di valutazioni più alte di quelle assegnate dalle agenzie internazionali all’Italia: A per S&P, A- per Fitch e Baa1 per Moody’s. Per questo, il Bonos a 15 anni emesso questa settimana offre un rendimento certamente minore del BTp di pari durata. Su questo tratto della curva, i rendimenti spagnoli viaggiano a quasi -0,75% di quelli italiani. Sul tratto decennale, lo spread è dello 0,86% più basso a Madrid.

Vi starete chiedendo se abbia senso acquistare Bonos, dati i rendimenti inferiori ai BTp. La risposta sta nella diversificazione del portafoglio, necessaria per contenere i rischi. Non stiamo parlando di un vero rischio di credito, bensì della minore volatilità che i titoli spagnoli mostrano negli ultimi anni nelle fase di tensione sui mercati finanziari.

Il rapporto debito/PIL più rassicurante induce gli investitori a vendere meno Bonos quando i tassi salgono rispetto ai BTp.

Questo non significa che i Bonos non presentino alcun rischio. Il rapporto debito/PIL in Spagna è triplicato negli ultimi quindici anni e, a tratti, anche la politica si è mostrata instabile. E non dimentichiamo che nel 2012 le banche spagnole ebbero bisogno di un salvataggio europeo per diverse decine di miliardi. Lo stesso non accadde in Italia, malgrado il perenne pessimismo sulle condizioni fiscali ed economiche. Detto ciò, il 3,90% offerto dai nuovi Bonos a 15 anni sembra una buona opportunità d’investimento con rischi di volatilità futura dei prezzi relativamente contenuti.

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