Gli occhi puntati sullo spread decennale ci distolgono lo sguardo, spesso, da altri dati ancora più rilevanti, se vogliamo. Il differenziale di rendimento tra titoli di stato italiani e tedeschi si è ristretto a 130 punti base, tornando ai livelli precedenti alle elezioni europee. Ma in pochi analisti notano come l’andamento del BTp a 2 anni ci stia inviando un segnale più rassicurante sul debito pubblico italiano. Il rendimento su questo tratto medio-breve della curva si attesta in queste ore al 3,15%, ai minimi da inizio febbraio.

In questo caso, lo spread con la Germania si aggira solamente sui 34 punti base o 0,34%. Praticamente, emettere debito con durata non lunga all’Italia costa intorno al terzo di punto percentuale in più rispetto allo stato tedesco.

Rendimento in calo dopo boom con elezioni europee

Il BTp a 2 anni era arrivato ad offrire il 3,67% all’indomani delle elezioni europee, quando la Francia aveva scioccato il mondo con lo scioglimento dell’Assemblea Nazionale. In quel frangente, lo spread era esploso a 58 punti 0,58%. Da allora, il rendimento italiano ha perso più di mezzo punto percentuale in valore assoluto.

Perché è importante fare riferimento al BTp a 2 anni? In primis, perché esso ci fornisce un’idea sulla sostenibilità del debito nel medio termine. I mercati pretendono dall’Italia solamente qualche decimale di punto percentuale in più per acquistare i nostri titoli su questo tratto della curva. Sarebbe il segno che non abbiano alcun timore concreto circa la capacità del Tesoro di avere accesso ai capitali privati da qui ai prossimi anni. Allungando l’orizzonte temporale, invece, l’ottimismo svanisce con uno spread ai livelli più alti dell’intera Eurozona.

BTp 2 anni, segnali positivi da tassi BCE

Inoltre, il BTp a 2 anni segue grosso modo l’andamento del tasso sui depositi bancari fissato dalla Banca Centrale Europea. Lo fa indirettamente, tramite il Bund di pari durata.

Ebbene, quest’ultimo viaggia a poco più del 2,80% contro un tasso ufficiale abbassato al 3,75% a giugno. Significa che il mercato crede che il costo del denaro nella media dei prossimi due anni risulterà di quasi l’1% più basso rispetto ai livelli odierni. E anche questo è un segnale positivo per il nostro debito pubblico. Ci attenderebbero costi di emissioni calanti, a tutto vantaggio della sostenibilità fiscale, grazie a spesa per interessi in minore crescita.

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