Venerdì scorso, il BTp 2072 (ISIN: IT0005441883) è tornato sotto la pari, con il prezzo sceso a 99,80 centesimi. In cinque settimane, il bond a 50 anni perde così più del 5%. Viceversa, il suo rendimento lordo è salito dello 0,22% o 22 punti base al 2,16%. Al netto della tassazione, siamo all’1,89%. Ricordiamo che il titolo offre cedola 2,15%.

Al momento, la scadenza non offre certamente un livello di rendimento soddisfacente. Ad agosto, il tasso d’inflazione in Italia è salito al 2,10%, ai massimi da inizio 2013. Per quanto possiamo stimare l’inflazione domestica media nei prossimi anni sotto tale percentuale, magari in linea con il target del 2% fissato dalla BCE, i conti non tornano.

Ai rendimenti netti attuali, il BTp 2072 ridurrebbe il capitale reale investito di circa il 5,5% alla scadenza.

BTp 2072, quotazione al test dell’inflazione

Pertanto, se il nostro obiettivo fosse di tenere il titolo di stato a lungo e finanche alla scadenza, dovremmo premurarci di inserirlo in portafoglio a rendimenti netti almeno pari al 2%, sopra il 2,30% lordo. E ciò oggi avverrebbe a quotazioni in calo a 95-96 centesimi. Questi valori sono stati toccati l’ultima volta alla fine del giugno scorso. Ai minimi di metà maggio, però, il BTp 2072 era sceso fino a poco più di 91 centesimi, con il rendimento netto salito sopra il 2,20%.

Chiaramente, non possiamo prevedere quali saranno i livelli effettivi d’inflazione nel medio-lungo termine. Negli anni pre-Covid, l’inflazione italiana mediamente si era attestata sotto l’1%. Tornando a quei numeri, persino i rendimenti netti infimi di questa fase risulterebbero soddisfacenti. Ad ogni modo, tra graduale cessazione del PEPP e ripresa economica in corso, la domanda di titoli di stato sul mercato tenderà a ridursi. A pagarne il prezzo più alto saranno i bond più longevi, a causa della loro elevata “duration”. Tra questi vi è certamente il BTp 2072, di durata residua pari a circa 50 anni e mezzo, il più lungo sin qui emesso dal Tesoro in Italia.

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