Tira nuovamente un’aria positiva sui titoli di stato italiani. Paradossale che possa apparire, la contrazione inattesa del PIL nel secondo trimestre non ha colpito il mercato sovrano. Anzi, i rendimenti si sono ristretti rispetto ai Bund tedeschi. Gli investitori credono che la Banca Centrale Europea (BCE) sia costretta a prendersi una pausa sull’aumento dei tassi di interesse a settembre. Sperano che nei fatti la stretta monetaria si sia conclusa a luglio, quando i tassi di riferimento sono stati portati al 4,25% e sui depositi bancari al 3,75%, ai massimi da inizi anni Duemila.

La curva delle scadenze è diventata un po’ più ripida nelle ultime sedute. Il BTp a 30 anni, ad esempio, offriva meno del 4,50% ad inizio settimana. Ieri, sfiorava il 4,60%. Viceversa, il bond a 2 anni è sceso dal 3,77% a meno del 3,70%.

L’attuale trentennale “benchmark” ha scadenza in data 1 ottobre 2053 e offre cedola lorda annuale del 4,50% (ISIN: IT0005534141). Fu emesso all’inizio dell’anno e in questi mesi ha oscillato tra una quotazione massima di oltre 103,30 ad aprile e una minima sotto i 95 centesimi a maggio. Ieri, si portava sostanzialmente attorno alla parità, scendendo di poco sotto di essa.

Fattore inflazione sul rendimento

Il BTp a 30 anni sembra avere riscosso un interesse crescente tra gli investitori dall’emissione ad oggi. Nel mese di luglio, gli scambi sono stati quasi 11.000 per un controvalore di 401 milioni di euro, pari a una media di 36.700 euro per contratto. Non è la scadenza tipica su cui puntano le famiglie italiane. La durata appare loro eccessiva. Invece, questo è un bond che piace molto agli investitori istituzionali con orizzonte temporale lungo, come i fondi pensione.

Dal suo debutto sul mercato secondario, il BTp a 30 anni è salito di prezzo di circa l’1%. Chi lo avesse acquistato a febbraio, ad oggi avrebbe maturato una cedola pari a quasi il 2% lordo. Al netto dell’imposta del 12,50%, il rendimento sarebbe stato del 2,60%.

Nello stesso arco di tempo, poi, l’inflazione italiana risulta essere stata dello 0,6%. Questo è l’aumento registrato dall’indice FOI tra febbraio e luglio, sebbene il dato relativo al mese scorso debba ancora essere ufficializzato. Ciò vuol dire anche che il rendimento netto reale sarebbe stato del 2% tondo.

BTp 30 anni, rischio tassi

Chi volesse acquistare il BTp a 30 anni, metterebbe in conto non soltanto di portare il titolo a scadenza, bensì anche di rivenderlo prima. A meno di avere vincoli di liquidità in tal senso, il disinvestimento dovrebbe avvenire a prezzi superiori a quelli di acquisto. In questo modo, si eviterebbero le perdite e si riporterebbe un guadagno. Non esiste alcuna certezza, tuttavia, che la quotazione del bond salga nei prossimi mesi e anni, né su quando possa avvenire. Più i tassi BCE resteranno alti a lungo, maggiore il tempo necessario perché i prezzi obbligazionari si riprendano.

Allo stato attuale, una cedola lorda del 4,50% equivale a quasi il 3,95% netto sul capitale investito. Se può sembrare ancora poco con un’inflazione italiana al 6% a luglio, in un’ottica di medio-lungo periodo potrebbe rivelarsi più che soddisfacente. Le aspettative d’inflazione da qui ai prossimi anni in Italia risultano inferiori al target BCE del 2%. Se così fosse, il rendimento netto reale del BTp a 30 anni risulterebbe anche superiore al 2%.

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