l taglio dei tassi di interesse si avvicina nell’Eurozona. A farlo intendere è stato in questi giorni François Villeroy de Galhau, governatore della Banca di Francia. Da alcune settimane, spiega di essere fiducioso sulla discesa dell’inflazione nell’area verso il target del 2%. E qualche giorno fa, ha affermato che l’allentamento monetario arriverà con ogni probabilità in primavera. Il mercato sta iniziando a scontare una riduzione del costo del denaro di un quarto di punto percentuale già in aprile con probabilità del 50%.

Spread in picchiata sotto 130 punti base, aggiornando i minimi da oltre due anni. È arrivato a scendere a meno di 117 punti, il dato più basso da novembre 2021. Gli analisti credono che quota 100 sia alla portata entro tempi brevi. Ad approfittarne sono particolarmente le scadenze più lunghe, tra cui il BTp 2053 a 30 anni. La svolta della Francia si deve probabilmente a due fattori: economico, data la congiuntura debole del Pil transalpino; politica, per il bisogno del presidente Emmanuel Macron di attirare consensi in vista delle elezioni europee di giugno. E sappiamo che Parigi ha un forte ascendente sul governatore della Banca Centrale Europea, la connazionale Christine Lagarde.

Prezzi volano con taglio dei tassi

I titoli di stato a lungo termine sono caratterizzati da una “duration” elevata, cioè una forte sensibilità dei prezzi rispetto alle variazioni dei rendimenti sottostanti. Questo li rende più rischiosi quando c’è la prospettiva di un rialzo dei tassi nel prossimo futuro, ma più allettanti quando si avvicina il taglio dei tassi. Ricordiamo, infatti, che rendimenti e prezzi si muovono in direzioni opposte e che i primi seguono tendenzialmente il livello dei tassi fissato dalla banca centrale.

Maxi-plusvalenza da ottobre

Il BTp 2053 a 30 anni ha scadenza 1 ottobre 2053 e stacca cedola annuale lorda del 4,50% con cadenza semestrale (ISIN: IT0005534141). Ai minimi di prezzo toccati nell’ottobre scorso, si acquistava per circa 87,40 centesimi.

Un lotto minimo di 1.000 euro costava sugli 874 euro. In quella fase, il rendimento lordo annuale superò il 5,40%. Ieri, la quotazione si aggirava in area 105,80, nettamente sopra la pari. In questo caso, un lotto minimo ci costerebbe intorno ai 1.058 euro, più dei 1.000 euro che il Tesoro ci rimborserà alla scadenza. Il rendimento è sceso nel frattempo al 4,20%, sotto il tasso cedolare per quanto appena scritto. A fine dicembre, il prezzo era salito fin sopra 107.

Chi acquistò il BTp a 30 anni circa cinque mesi fa, oggi vanta in portafoglio un asset con plusvalenza lorda del 21%. A tanto ammonta il boom dei prezzi. In più, ha potuto maturare (e in gran parte incassare) una cedola per il 2,5% dell’investimento effettuato. In totale, un guadagno del 23,50%. Tantissimo! Il rovescio della medaglia consiste nel minor rendimento di chi oggi si approccia al mercato sovrano. Rispetto ad ottobre, percepirebbe l’1,20% in meno all’anno. Da qui alla scadenza, qualcosa come quasi il 40% in meno (-38,8%).

BTp 2053 30 anni, premio in rialzo sul decennale

Da notare che il BTp 2053 a 30 anni offriva un premio nell’ordine di circa un quarto di punto percentuale sul BTp a 10 anni quando i rendimenti dei due bond erano saliti ai massimi. Ieri, tale premio si era allargato allo 0,60%. In effetti, il rendimento decennale è sceso in area 3,60%. Nelle ultime settimane, il decennale tedesco più o meno oscilla intorno agli stessi livelli di rendimento, per cui la riduzione dello spread si deve essenzialmente al calo dei rendimenti italiani. Questo trend riflette il minore rischio sovrano percepito dal mercato con il taglio dei tassi in vista. I CDS a 5 anni non sono mai stati così economici negli ultimi anni. A meno di 66 punti, segnano un crollo di oltre 50 punti base rispetto ai massimi di dicembre.

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