Clima di attesa sul mercato obbligazionario per quanto dirà nel primo pomeriggio di oggi la Banca Centrale Europea (BCE). Scontato un nono aumento consecutivo dei tassi di interesse, molto meno il percorso che intende seguire per dopo l’estate. Le parole del governatore Christine Lagarde saranno monitorate con attenzione per carpirne il significato con minuzia. Sostanzialmente stabili i titoli di stato italiani, con il rendimento decennale in area 4,10%. Tra i bond emessi dal Tesoro c’è il BTp a 50 anni ad avere attirato ultimamente la nostra curiosità.

Alta duration, alta volatilità

Parliamo della scadenza 1 marzo 2072 e cedola 2,15% (ISIN: IT0005441883). La sua emissione risale ai primi mesi del 2021 e ad oggi è il bond più longevo emesso sul mercato sovrano. Nell’agosto di due anni fa, cioè a pochi mesi dalla data di emissione, era salito ad una quotazione superiore a 105. Il rendimento per contro era sceso sotto il 2%. Nell’ottobre dello scorso anno, invece, toccava i minimi di sempre a meno di 54 centesimi. Prezzi replicati anche nel maggio di quest’anno, da quando sembra essere partito un rally in scia al riposizionamento degli investitori a favore dell’obbligazionario mondiale.

Il BTp a 50 anni estremizza le variazioni in corso dei rendimenti per via della sua elevata “duration”. Negli ultimi due mesi, cioè da quando è risalito dai minimi, registra un aumento di prezzo dell’8% tondo. Aggiungiamo anche il rateo della cedola a cui ha diritto l’obbligazionista che avesse investito per questo periodo di tempo, pari a circa lo 0,66% lordo rispetto all’esborso effettivo. Ne deduciamo che l’investimento in soli due mesi avrebbe reso il 7,50% netto.

BTp 50 anni sopra inflazione per rendimento immediato

I recenti movimenti rialzisti non devono farci dimenticare il bilancio negativo che accuseremmo allungando l’orizzonte temporale. Nell’ultimo anno, la quotazione del BTp a 50 anni è crollata da quasi 70 centesimi.

Il segno meno sfiora il 20%. Al momento, il bond offre un rendimento lordo alla scadenza del 4,20%. Siamo circa due punti percentuali sopra il tasso cedolare. Se, invece, guardiamo al cosiddetto rendimento immediato, cioè la cedola netta effettiva (cedola netta rapportata alla quotazione), questi risulta essere ora al 3,22%. Anche sottraendovi lo 0,20% dell’imposta di bollo sul conto titoli, la cui apertura è necessaria per investire in asset finanziari, resteremmo sopra il 3%. In un’ottica di lungo periodo, saremmo su valori nettamente sopra l’inflazione attesa.

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