Il rialzo dei tassi BCE dello 0,50% non ha fatto male ai titoli di stato italiani. E dire che la stretta monetaria fosse stata scontata della metà fino al board di giovedì scorso. Da allora, però, i rendimenti complessivamente si sono stabilizzati, così come lo spread. Sarà anche per l’attivazione contestuale del TPI, lo scudo anti-spread voluto da Francoforte per sventare eventuali attacchi speculativi ai danni del Sud Europa. Per quanto dai criteri di funzionamento molto dubbi, in questi primi giorni di vita starebbe tenendo lontane le vendite di bond.

Il BTp con scadenza 1 dicembre 2032 e cedola 2,50% (ISIN: IT0005494239) offriva ieri un rendimento tra 3,40% e 3,45%. Questo è quanto corrispondeva alla quotazione di poco superiore ai 92 centesimi, in rialzo dell’1% dal board BCE.

Il BTp 2032 stacca una cedola netta effettiva, cioè tenuto conto dell’imposizione fiscale e del prezzo, quasi del 2,40%. Siamo su valori nettamente sotto i tassi d’inflazione italiani di questi mesi. In una prospettiva d’investimento di lungo periodo, però, si rivelerebbe un titolo sufficientemente remunerativo prima ancora di arrivare alla scadenza.

E’ del tutto evidente come il rialzo dei tassi BCE superiore alle previsioni del mercato non abbia sinora nuociuto ai titoli di stato italiani per via del TPI. Ma nel caso in cui dovesse servire la sua attivazione nelle prossime settimane, dovete sapere che il BTp 2032 di cui sopra non rientrerebbe tra gli acquisti effettuabili dalla BCE. Sapete perché? Il TPI limita tali acquisti ai titoli di stato (non escluse persino le obbligazioni private) con durata residua compresa tra 12 mesi e 10 anni.

TPI e BTp 2032, cosa succederebbe

Immaginiamo che oggi stesso la BCE decida per attivare il TPI a favore dell’Italia, a causa di livelli di spread giudicati “ingiustificatamente elevati”. L’istituto acquisterebbe titoli di stato che scadano tra il 27 luglio 2023 e il 26 luglio 2032. Cioè, essi dovranno avere una durata superiore all’anno e fino ai 10 anni.

Il BTp 2032, in scadenza tra 10 anni e 4 mesi circa, non sarebbe al momento acquistato. Dunque, corriamo il rischio da qui a dicembre di inserire in portafoglio un asset soggetto a potenziale e veloce deprezzamento?

Se è vero che il TPI coinvolgerebbe direttamente solo i bond tra 1 e 10 anni, d’altra parte sposterebbe la domanda dei soggetti privati verso altre scadenze più lunghe. Se il rendimento del BTp 1 marzo 2032 e cedola 1,65% (ISIN: IT0005094088), essendo oggetto di potenziali acquisti con il TPI, scendesse troppo, inevitabilmente il mercato comprerebbe più BTp 1 dicembre 2032. A fronte di una durata di pochi mesi maggiore, il rendimento non potrebbe allontanarsi troppo. Dunque, si tratterebbe di un non problema. D’altronde, il TPI è stato studiato per mettere al riparo i bond di un paese eventualmente vittima della speculazione. A beneficiarne sarebbe l’intera curva delle scadenze.

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