L’Istat ha rivisto al ribasso il dato sull’inflazione italiana nel mese di aprile dallo 0,9% annuale della stima preliminare allo 0,8%. Per quanto riguarda l’indice Foi, ripiega dello 0,1% a 119,3 punti. E questa è una cattiva notizia per i detentori dei BTp indicizzati all’inflazione, i famosi BTp Italia. La loro cedola semestrale risulta legata a tale indice, per cui la rivalutazione si abbassa o rischia persino di essere nulla in questa fase.

Offerta di nuovi bond retail in autunno?

Il Tesoro ha prospettato l’emissione di nuovi bond retail, cioè destinati alle famiglie italiane.

L’ultima è stata due settimane fa con il quarto BTp Valore. Seppure con ordini nettamente inferiori alle tre edizioni precedenti, ha attirato comunque ben 11,23 miliardi di euro. Per dopo l’estate si parla di emettere possibilmente anche nuovi BTp indicizzati. Sarebbero i primi dal collocamento del marzo dello scorso anno. Il problema è che l’inflazione futura non preoccupa più di tanto gli italiani. Come segnala l’Istat, i prezzi al consumo si sono “raffreddati”, restando stazionari da alcuni mesi a questa parte.

Prendiamo proprio i BTp indicizzati con scadenza 28 giugno 2030 e cedola reale 1,60% (ISIN: IT0005497000). Alle quotazioni attuali, inferiori ai 97 centesimi, offrono un rendimento lordo del 2,22%, al netto chiaramente dell’inflazione. Il bond del Tesoro con simile scadenza e cedola fissa offre circa il 3,30%. In pratica, il mercato sconta un tasso medio annuo d’inflazione dell’1,10% per i prossimi sei anni. Una previsione molto bassa. Due le cose: o il Tesoro ingolosisce il mercato con la fissazione di cedole minime garantire elevate o rischia il flop in fase di collocamento, attirando ordini scarsi.

Rivalutazione cedole BTp Italia quasi nulla

In base all’indice Foi di aprile, la rivalutazione del capitale e della stessa cedola dei BTp indicizzati di cui sopra sarebbe sostanzialmente nulla. L’obbligazionista dovrebbe accontentarsi di ricevere un tasso semestrale dello 0,80% lordo, circa lo 0,70% netto.

Parliamo di 7 euro su ogni 1.000 euro di capitale nominale investito. Non sembra una buona fase per lanciare ulteriori titoli del genere sul mercato. D’altra parte è anche vero che il Tesoro deve mantenere liquido questo segmento con emissioni lungo la curva fino a scadenze di otto anni.

Stando agli stessi dati forniti dal Tesoro, alla fine di aprile i titoli di stato in circolazione ammontavano a 2.442 miliardi, qualcosa come quasi 64 miliardi in più rispetto alla fine del 2023. Poiché le emissioni nette in programma per quest’anno sono valutate nell’ordine dei 90 miliardi, già il deficit annuale sarebbe stato coperto per oltre il 70%. E manca il dato di maggio, che con ogni probabilità eleverà la percentuale sopra il 75%. Siamo ben avanti con il programma, un buon segnale per i titoli del debito pubblico negoziati sul mercato secondario.

Emissione di BTp indicizzati non urgente

Questi numeri ci dicono anche che il Tesoro non avrebbe alcuna fretta di emettere nuovi bond retail. Può prendersi il tempo necessario per riflettere se puntare su BTp indicizzati o con cedola fissa. Lo spread ad oggi resta sotto controllo, anzi nessuno fino a pochi mesi fa immaginava che sarebbe sceso ai 130 punti attuali. Le distanze con Spagna e Portogallo suggeriscono l’esistenza di ulteriori margini di restringimento, legati alla politica fiscale del governo. Il debito pubblico a marzo si è portato vicino alla soglia dei 2.900 miliardi, serve frenarne la crescita per allettare gli investitori stranieri ancora di più. Ciò ridurrebbe i rendimenti e, in un certo senso, l’appetibilità dei bond per le famiglie.

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