Inflazione italiana in ritirata? L’ultimo dato ufficiale a disposizione riguarda il mese di giugno, quando l’indice dei prezzi al consumo è risultato in crescita annuale del 6,4%. A maggio, era salito del 7,6%. Molto presto per dichiarare vinta la battaglia contro l’inflazione. L’obiettivo della Banca Centrale Europea (BCE) per l’intera Eurozona consiste nel portarla al 2% nel medio-lungo termine. Ad oggi, prevede che non ci riuscirà fino alla fine del 2025. Tuttavia, si stanno moltiplicando i segnali per un’accelerazione del calo.

E uno arriva dai BTp Italia. Come saprete, sono titoli di stato indicizzati all’inflazione italiana. Per l’esattezza, ogni sei mesi staccano una cedola calcolata sul capitale nominale rivalutato per la variazione registrata dall’indice FOI nel periodo. Esso è l’indice dei prezzi al consumo per una famiglia-tipo di operai e impiegati.

Atteso forte calo per inflazione italiana

Abbiamo scelto di prendere in considerazione il BTp Italia con scadenza 22 novembre 2028 e cedola reale 1,60% (ISIN: IT0005517195). Perché proprio questo titolo? Cinque anni è l’orizzonte temporale a cui di solito si fa riferimento per capire le aspettative d’inflazione nel medio-lungo periodo. E questo bond scade proprio tra poco più di cinque anni. Ieri, si comprava sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana ad una quotazione di 97,80 centesimi. Ad essa corrispondeva un rendimento reale del 2,06%.

In un solo mese, il BTp Italia 2028 ha visto salire il rendimento di un quarto di punto percentuale. Era in area 1,80% in questi stessi giorni di giugno. Infatti, la quotazione è scesa nel frattempo dell’1,2%. Il bond del Tesoro con cedola fissa e in scadenza nel dicembre 2028 offriva poco più del 3,60% un mese fa e lo stesso in queste ultimissime sedute. In termini di prezzo, in effetti, è rimasto sostanzialmente invariato su base mensile: -0,10%. Da queste cifre emerge che il bond indicizzato offre ora quasi l’1,60% in meno del bond con cedola fissa.

Un mese fa, lo spread tra i due era dell’1,80%. Ciò significa che il mercato attualmente si aspetta un tasso medio d’inflazione per i prossimi cinque anni nell’ordine dell’1,60%. Non è soltanto minore dell’1,80% di un mese prima, ma un dato ancora più basso del target BCE del 2%.

In altre parole, parrebbe che il mercato non tema affatto l’inflazione italiana. Da qui, la perdita relativa di appeal per i BTp Italia. Il governo prenda nota per le prossime emissioni retail. Meglio sarebbe cercare di replicare il successo del BTp Valore. Le cedole fisse con l’inflazione calante risultano più appetibili al pubblico dei risparmiatori.

Cedola BTp Italia 2028 a novembre

Quanto, infine, alla prossima cedola in pagamento a novembre, il BTp Italia 2028 non offrirebbe prospettive brillanti come nei semestri passati. L’indice FOI da cui partire per calcolare la rivalutazione è di 118,16129. A giugno, era salito a 118,60. Immaginiamo che resti invariato fino a settembre, mese su cui si baserà il calcolo per lo stacco della cedola. La rivalutazione sarebbe solamente di uno 0,40% scarso. L’intera cedola lorda sarebbe dell’1,20%, significativamente inferiore al 5% di maggio.

E quando non scatterebbe alcuna rivalutazione? Nel caso in cui per settembre l’indice FOI restasse invariato o scendesse sotto 118,16129. E ciò si verificherebbe con un’inflazione annuale sotto il 4,10%. Scenario non molto probabile, ma certamente più che possibile. Implicherebbe un calo dei prezzi in tre mesi dello 0,40%. Difficile che avvenga in piena estate con il boom del turismo che terrà elevati i prezzi dei servizi, in particolare.

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