Parte il 5 giugno prossimo e si conclude il 9 giugno il collocamento del primo BTp Valore. Durata 4 anni e cedole crescenti, riconosce anch’esso un premio fedeltà ai sottoscrittori cosiddetti “cassettisti”. E’ rivolto esclusivamente agli investitori individuali, cioè alle famiglie. Sarà possibile prenotarlo senza limitazioni d’importo in banca o alle poste o ancora semplicemente dal proprio conto online, se abilitato alle funzionalità home banking. Non ci saranno commissioni da pagare per le sottoscrizioni in fase di collocamento. Come sempre, il nuovo bond sarà successivamente quotato sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana, dove si potrà rivendere e acquistare.

L’importo minimo prenotabile è fissato in 1.000 euro e multipli di tale cifra. Infine, l’entità delle cedole e del premio fedeltà, oltre al codice ISIN, saranno resi noti il giovedì precedente all’avvio del collocamento, cioè giorno 1 giugno.

Terza tipologia di bond retail

Il BTp Valore è la terza tipologia di titoli di stato italiani rivolti al canale retail. All’inizio fu il BTp Italia nel 2012, poi nel 2020 ci fu il BTp Futura. Il secondo non è più stato emesso dopo il quarto collocamento nel 2021. Vedremo se questa nuova formula avrà maggiore successo. L’unica certezza è che il suo lancio fa parte di una strategia del governo italiano per “nazionalizzare” il debito pubblico. Al 31 gennaio scorso, quasi 730 miliardi di euro erano in mano a creditori esteri, il 26,5% dello stock complessivo.

Nel 2010 si raggiunse l’apice del 52%. E dire che nella quota attualmente vi fanno parte i titoli di stato italiani acquistati dalla Banca Centrale Europea (BCE) in conseguenza dei due programmi monetari varati negli anni per stimolare l’inflazione: Quantitative Easing (QE) e PEPP. E tra il 2010 e il 2011 furono acquistati anche BTp sotto il Securities Markets Program, volto a contrastare il rialzo degli spread nel Sud Europa. La scorsa settimana, però, la stessa BCE ha annunciato che da luglio cesserà di reinvestire i bond in portafoglio con il QE.

Per l’Italia significherà dover fare a meno quasi del tutto di una componente fondamentale per la domanda dei suoi bond sovrani.

BTp Valore, obiettivo del governo: accentuare trend favorevole del retail

Dunque, il lancio del BTp Valore serve essenzialmente a rinvigorire la domanda domestica di titoli di stato. I numeri fanno sperare il governo. Nel gennaio di quest’anno le famiglie possedevano poco più di 213 miliardi di euro di BTp. Questa somma ammontava all’8,4% dello stock totale. Su base annua c’è stato, quindi, un balzo di 69,12 miliardi. Ad inizio del 2022, la quota di debito pubblico in mano alle famiglie era ferma al 5,3%. Nei dodici mesi, lo stock risulta essere salito di quasi 35 miliardi. Ciò significa, quindi, che i maggiori acquisti di BTp tra le famiglie sono stati pari al 200% dell’aumento del debito.

C’è stato un risveglio dell’interesse verso i titoli di stato dopo un decennio di torpore. Cos’è successo? I rendimenti sono lievitati con l’inflazione, anche perché la BCE ha alzato i tassi d’interesse in pochi mesi da zero al 3,75%. Prima che avviasse la stretta monetaria, il BTp a 10 anni rendeva sotto l’1%, oggi intorno al 4,20%. Le alternative relativamente sicure come i conti deposito non hanno tenuto il passo. I tassi offerti dalle banche ai clienti sono cresciuti mediamente di pochi decimali. E’ naturale che l’appetito per i titoli di stato sia tornato. Il BTp Valore s’inserisce in questo clima di riscoperta volontà di investire degli italiani. E se il BTp Italia frena gli impieghi per via dell’indicizzazione della cedola all’inflazione, questo nuovo asset garantisce un rendimento certo e progressivo nel tempo.

Pro e contro strategia governo

Non sarà la soluzione allo spread. Il BTp Valore potrà contribuire ad accrescere la quota di debito in mani italiane.

Di per sé non sarebbe né un bene e né un male. Che si tratti di connazionali o stranieri, sempre creditori sono. Il beneficio di avere molte famiglie ad investire nei titoli di stato consiste principalmente nel sottrarre questi ultimi perlopiù alla speculazione sui mercati. Gli investitori individuali sono meno propensi a comprare e rivendere sul secondario. L’aspetto sfavorevole risiede nel fatto che generalmente prestino denaro allo stato solo quando i tassi appaiono convenientemente alti. Insomma, non si potrà fare affidamento sulle sole famiglie. Solo la prudenza fiscale potrà contenere i costi di ri-finanziamento.

[email protected]