Natale caldo per il mercato obbligazionario, con il BTp a 10 anni che nella mattinata di oggi tocca il 4,60%, tornando vicino ai massimi di ottobre. Rispetto a due mesi fa, comunque, lo spread si rivela più basso, pur in forte risalita dai minimi di inizio dicembre. Infatti, il rendimento italiano è sostenuto dal balzo di quello tedesco. Il Bund a 10 anni ha superato ieri il 2,50%, un livello che non vedeva dal lontano luglio del 2011. E anche stamattina continua a flirtare con tale soglia.

E pensare che ancora all’inizio di quest’anno il decennale tedesco rendeva sottozero. Un segnale importante sta arrivando in queste ore anche dal Bundei, il titolo di stato indicizzato all’inflazione in Germania. Il Bundei 15 aprile 2033 è sceso sotto la pari e ai livelli più bassi di sempre, offrendo al momento un rendimento reale dello 0,22%.

Questo significa due cose. La prima, che l’inflazione tedesca attesa in media per i prossimi dieci anni sia del 2,25%, sopra il target BCE del 2%. E la Germania è la prima economia dell’Area Euro, oltre che la più influente sul piano politico ed istituzionale. Questo dato invia un segnale negativo all’intero mercato obbligazionario europeo, in quanto accresce la pressione sulla Banca Centrale Europea (BCE) per continuare ad aumentare i tassi d’interesse.

Bund a 10 anni con rendimento reale positivo

Secondariamente, il Bund a 10 anni torna a offrire un rendimento reale teoricamente positivo. E anche questo aspetto è di estrema importanza. Il mercato fino ad oggi ha in un certo senso subito gli alti prezzi dei titoli tedeschi. Il più delle volte li ha acquistati controvoglia per la semplice ragione che fondi d’investimento e banche d’affari necessitano di asset pregiati nei loro portafogli. Il loro inserimento, tuttavia, ha comportato negli anni perdite sia nominali che reali. Adesso che il rendimento decennale risulta superiore all’inflazione tedesca attesa, i bond emessi dalla Germania tornano a mostrarsi asset almeno non più in perdita.

Si tratta di una cattiva notizia per chi ne subisce la concorrenza. Tra questi, gli stessi titoli di stato italiani. I loro rating sono notoriamente assai più bassi dei Bund, per cui risultano preferiti dagli investitori nelle fasi di propensione al rischio. Tuttavia, con i rendimenti reali tedeschi teoricamente positivi verrebbe meno l’impulso del mercato a spostare capitali da Nord a Sud Europa alla prima occasione utile.

Facendo due conti, anche agli stessi risparmiatori italiani può convenire acquistare qualche Bund a 10 anni, tenuto conto che l’inflazione attesa nel nostro Paese per il medio-lungo periodo sia attualmente persino inferiore al 2%. Vi chiederete per quale ragione dovreste inserire in portafoglio titoli meno redditizi dei nostri bond. La risposta sta nella minore volatilità dei corsi, unitamente all’accrescimento della qualità media del portafoglio. Parliamo di investimenti marginali, volti ad aumentare il grado di sicurezza e stabilità.

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