Da quando la Banca Centrale Europea (BCE) ha tagliato i tassi di interesse, giovedì scorso, i rendimenti dei Bund a 10 anni sono risaliti dal 2,50% sopra il 2,67% e ai massimi dal novembre 2023. Ieri, al termine della prima seduta dopo le elezioni europee, rimanevano sostanzialmente invariati. Sembrano ignorare per il momento l’esito devastante per il governo di Olaf Scholz. La maggioranza che sostiene il cancelliere al Bundestag è uscita dal voto con le ossa rotte. Insieme, hanno ottenuto il 31,5% dei consensi. L’Spd è precipitato al 14% e in terza posizione, dietro persino all’AfD.

Crisi politica in Germania

A differenza della Francia, però, Scholz si è rifiutato di assecondare le voci sulle elezioni anticipate. Anche per questa ragione i Bund è probabile che non abbiano risentito della crisi politica tedesca. Al contrario, gli Oat hanno allargato gli spread dopo che il presidente Emmanuel Macron ha sciolto l’Assemblea Nazionale per riportare i francesi al voto a fine mese.

Safe asset fino a quando?

I Bund sono considerati safe asset dai mercati, cioè titoli nei quali rifugiarsi nei momenti di crisi. Fungono da riferimento per l’Eurozona e ad oggi sono sempre scampati a ogni speculazione finanziaria. Ciò si deve alla granitica stabilità politica di Berlino e alla estrema solidità dei conti pubblici. Tuttavia, i prossimi mesi rischiano di essere pesanti anche per questi titoli del debito pubblico. Le tensioni nella maggioranza “semaforo” potrebbe acutizzarsi con la redazione della legge di bilancio, l’ultima di questa legislatura. Ogni partito vorrà lasciarvi la sua impronta, ma ognuno ha idee profondamente differenti dagli altri due sulle misure da adottare.

Il 2023 è stato un anno delicatissimo per la Germania. La Corte dei Conti ha bocciato il bilancio, notandovi 869 miliardi di euro di spese pluriennali nascoste e caricate su 29 “veicoli speciali”. Il conseguente ricalcolo del deficit ha innalzato il suo rapporto con il Pil e ridotto i margini di manovra per quest’anno.

I Bund sono usciti indenni persino da questa fase sciagurata. Sarebbero capaci di superare anche una vera crisi politica con tanto di sfiducia al cancelliere?

Bund al test dei mercati

Dal voto europeo emerge l’indebolimento (eufemismo) dell’asse franco-tedesco. Scholz non è mai stato un leader nell’Unione Europea, ma lo è ancora meno da domenica scorsa. I Bund potrebbero anche approfittare della (temporanea?) fuga dei capitali dalla Francia, ma fino a quando? L’economia tedesca non cresce, ha ancora un’inflazione sopra il target del 2% e sul piano politico le prospettive restano fosche. Dopo questo governo, con questi numeri, servirebbe un’altra coalizione di tre partiti per formare una maggioranza. E l’inconcludenza di questi anni dimostrano che non funzionano. La Germania rischia una lunga fase di impasse su tutti i piani.

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