Torniamo sui Buoni fruttiferi postali e anche stavolta abbiamo a che fare con l’ormai famigerata serie Q, che tanti mal di testa continua a provocare ai possessori. A scriverci è un lettore, che eredita dalla madre un’emissione di 5 milioni di lire del 14 febbraio 1995. Alla scadenza del 10 gennaio 2026, gli è stato riferito che incasserà 29.914 euro. Il lettore teme che il calcolo degli interessi sia sbagliato o, comunque, contenga qualche insidia. A suo dire, egli avrebbe diritto di incassare alla scadenza qualcosa come 55.500 euro e per questo motivo ci chiede di effettuare un calcolo, al fine di capire dove possa stare la differenza tra la sua valutazione e quella prospettatagli da Poste Italiane.

Dubbi sul calcolo degli interessi

Il lettore solleva un dubbio: dal timbro sui Buoni fruttiferi postali in possesso non risultano indicati i tassi per gli anni 16° e 17°. Si passa, infatti, direttamente dal quinquennio 11°-15° al 18°-20°. Pur non avendo visualizzato tali buoni, ci sentiamo di affermare che si tratti di un errore materiale. In effetti, i tassi d’interessi della serie in questione sono quelli sotto indicati e coincidono di fatto perfettamente con quelli segnalati dal lettore, salvo il problema sopra riscontrato:

  • 8% per i primi 5 anni;
  • 9% tra 6° e 10° anno;
  • 10,50% tra 11° e 15° anno;
  • 12% tra 16° e 20° anno;
  • 12% tra 21° e 30° anno.

Per procedere al calcolo degli interessi, bisogna passare dai suddetti tassi lordi a quelli netti. Essi saranno:

  • 7% per i primi 5 anni;
  • 7,875% tra 6° e 10° anno;
  • 9,1875% tra 11° e 15° anno;
  • 10,50% tra 16° e 20° anno;
  • 10,50% tra 21° e 30° anno.

Ecco il valore dei Buoni fruttiferi postali

I Buoni fruttiferi postali da 5 milioni di lire vanno convertiti in 2.582,28 euro. Stando ai calcoli, il montante salirà a circa 30.157 euro, comprensivo dei 10 mesi di proroga del periodo di maturazione degli interessi oltre ai 30 anni, indicato da Poste. Manca ancora da versare l’imposta di bollo. Diciamo che il calcolo effettuato dall’istituto ci risulta sostanzialmente corretto.

Tuttavia, il lettore aveva calcolato un valore lordo di 55.500 euro, sul quale applicare successivamente le imposte del 12,50%, al netto del capitale. Purtroppo, Poste Italiane calcola gli interessi al netto dell’imposta già in fase di investimento e non più correttamente, come abbiamo avuto più volte modo di chiarire, alla scadenza, quando materialmente il sottoscrittore è tenuto a versare le imposte al Fisco.

Sul punto pende una querelle giudiziaria, dalla quale emerge ad oggi una giurisprudenza a favore di Poste e sfavorevole ai risparmiatori. Lo stesso dicasi a proposito della battaglia ingaggiata da qualche associazione in difesa dei risparmiatori con riferimento all’applicazione degli interessi più alti della serie P, a seguito del pasticcio dei vecchi moduli utilizzati da Poste nella fase iniziale di emissione della serie Q.

Infine, il più alto valore dei Buoni fruttiferi postali secondo il lettore deriverebbe anche dal calcolo composto degli interessi anche relativamente all’ultimo decennio. Così, però, non è. E’ lo stesso prospetto informativo di Poste a chiarire che dopo il 20° anno gli interessi saranno calcolati in maniera semplice, cioè cessano di produrre a loro volta altri interessi.

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