Le obbligazioni a lunga scadenza sono state le più penalizzate nel corso di quest’anno. Il rialzo dei rendimenti ha provocato i maggiori crolli ai bond con “duration” elevata. E’ il caso del bond che vi stiamo presentando. Il BTp 2051 (ISIN: IT0005425233) perdeva il 14,5% tra inizio anno e metà maggio, quando il mercato obbligazionario raggiunse il suo punto più basso per questo 2021. La quotazione era precipitata a soli 91 centesimi, mentre il rendimento lordo s’impennava al 2,11%. Ieri, la prima si era portata intorno alla pari e il secondo era sceso all’1,72%.

In appena due mesi, quindi, il BTp 2051 ha guadagnato il 10%. Un investitore che lo avesse comprato ai minimi e rivenduto nella seduta di ieri, avrebbe portato a casa un margine netto del 9%, compreso il rateo della cedola annuale all’1,7%. Quanto al rendimento netto, esso attualmente viaggia all’1,50%. Se considerate che l’inflazione a maggio e giugno in Italia si sia attestata all’1,3%, potete confidare che, almeno per il momento, riuscireste a coprire la perdita del potere di acquisto.

BTp 2051 sufficientemente redditizio

Anzi, rimane un margine dello 0,20%, che coincide con l’imposta di bollo da versare allo stato ogni anno sul conto titoli, la cui apertura è necessaria per investire in asset finanziari. Certo, riuscire semplicemente a coprire i costi principali (non stiamo neppure tenendo in considerazione le commissioni bancarie per l’acquisto dei bond) appare un semplice accontentarsi. E lo è. Ma in questa fase, sui mercati non esiste possibilità alcuna di inserire in portafoglio asset sicuri e incassare rendimenti reali positivi.

Meglio del BTp 2051 farebbero scadenze ancora più lunghe, come il BTp 2067 o il BTp 2072. Ma in questi casi, la “duration” sale ulteriormente ed espone l’obbligazionista ad una volatilità ancora maggiore. Bene quando le quotazioni volgono al rialzo, male quando scendono e magari non si è neppure convinti di tenere il titolo fino alla scadenza.

Peraltro, questa scadenza trentennale appare abbastanza ambita tra gli investitori a caccia di “yield”, se è vero che passi di mano mensilmente la media del 10% del capitale sinora emesso.

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